Sulla tomba di Riina e Provenzano per chiedere “la grazia” di far morire i parenti
In manette un cinquantenne di Gorizia che da un decennio perseguitava il fratello, per una vicenda legata al fallimento dell'azienda di famiglia. Una incredibile serie di atti persecutori che lo aveva portato a inseguire i parenti fin in Lombardia
Era andato anche sulla tomba di Totò Riina e Bernardo Provenzano, per chiedere “la grazia” di far morire i parenti. Una vera follia, quella di un cinquantenne finito in manette lunedì, con intervento della Polizia di Stato.
Un’indagine che si è mossa tra Busto Arsizio e il Friuli, per la precisione la zona di Gorizia. Proprio lì aveva sede l’azienda di famiglia dell’uomo, fallita anni fa: il cinquantenne pretendeva una sorta di risarcimento da uno dei fratelli-soci.
Lo scontro in famiglia era sfociata prima in una causa in sede civile, ma già nel 2015 aveva scatenato uno scontro fisico concluso con l’arresto per rissa, minacce e resistenza a pubblico ufficiale dei tre fratelli tedeschi.
Successivamente, il Giudice per le Indagini Preliminari di Gorizia aveva imposto al cinquantenne di avvicinarsi agli altri due fratelli. Uno di questi ultimi, per sottrarsi alle attenzioni del congiunto stalker, si era persino spinto a lasciare il Friuli, trasferendosi – appunto – a Busto Arsizio e cercando invano di tenere segreto il nuovo domicilio suo e della famiglia.
Scaduto il termine della misura cautelare emessa a Gorizia, la persecuzione da parte del cinquentenne riprese con ancora maggior vigore, concretizzandosi in minacce, molestie e atti vandalici che (almeno dal 2018 e fino a pochi giorni fa), hanno bersagliato il fratello domiciliato a Busto, ma anche sua moglie e i loro bambini, i genitori, il fratello e la suocera in Sicilia, il cognato nel Milanese. Tutti “rei” di aver cercato di mediare tra i due fratelli.
Il cinquantenne ha organizzato appostamenti sotto casa, ha infilato bigliettini minacciosi nella cassetta delle lettere, ma ha mandato anche lettere diffamatorie ai vicini di casa e al datore di lavoro della vittima nei quali il fratello era definito «mafioso, estorsore e pedofilo», video e messaggi con la minaccia di uccidere e «fare a pezzi» i parenti nelle varie regioni d’Italia. E ancora atti vandalici sulle auto della vittima, seguita addirittura in un viaggio all’estero. Aspetto più curioso, alcuni video postati sul profilo del persecutore che lo mostravano sulle tombe di Totò Riina e Bernardo Provenzano mentre invocava l’intervento dei noti mafiosi contro i parenti.
La Procura della Repubblica – sulla scorta delle informative di reato inoltrate dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Busto Arsizio che ha acquisito le denunce della persona offesa, le dichiarazioni dei testimoni e i riscontri a quanto riferito – ha chiesto al GIP l’adozione della custodia cautelare in carcere. L’uomo è stato quindi arrestato in Friuli, in collaborazione della Squadra Mobile della Questura di Gorizia, che ieri ha rintracciato l’indagato nel suo domicilio e l’ha portato in cella.
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