Al buio e al gelo da anni: l’incubo del condominio “sgomberato” a Gallarate
La maggior parte degli alloggi appartiene a tre società immobiliari milanesi, ma da anni non si versano le spese condominiali. I residenti: "Questo è il secondo inverno che passiamo al gelo"

Le vetrine vuote al piano terra, gli spazi abbandonati danno al primo sguardo l’idea che qualcosa non vada, al condominio di via Torino 8 a Gallarate, dichiarato inagibile dal Comune per gravi carenze igienico-sanitarie.
Un condominio “normale”, fino a pochi anni fa. Grande palazzo in centro, costruito dalla famiglia Agusta (gli industriali degli elicotteri), per decenni abitato dalla classe media: impiegati, professionisti, negli anni Ottanta tante famiglie giovani.
Da anni però qui si è insinuata una crisi inaspettata, per gli abitanti: oggi solo otto famiglie sono proprietarie di casa, gli altri 48 alloggi sono invece nelle mani di tre società con sede a Milano, riconducibili ad un unico proprietario (queste tre società sono proprietarie anche di cinque dei sei negozi al piano terra).
«Fino al 2013 non abbiamo avuto alcun problema» ci racconta un residente. «In quell’anno la maggior parte degli appartamenti sono stati acquisiti dalle tre società». Da allora si sono accumulate le spese condominiali, mai saldate dalle tre società che hanno rilevato il grosso del palazzo dalla famiglia Agusta: la cifra complessiva veleggia oltre i 600mila euro complessivi.

Da tre anni è stata staccata la corrente condominiale: «Non abbiamo ascensore né luci sulle scale» racconta un altro abitante, che incrociamo proprio all’ingresso del palazzo. «Io abito ad un piano alto, ha presente cosa vuol dire scendere dieci rampe al buio ogni giorno?». Da due anni e mezzo poi è stato staccato anche il riscaldamento, che dipende dal condominio: «Questo è il secondo anno che passo al gelo, lo scorso anno mi sono trasferito in albergo, quest’anno ho fatto dei lavori e si riesce a resistere» ci racconta ancora un residente.
Da un punto di vista sociale c’è una straniante convivenza di componenti diverse: c’è il proprietario che è qui da molti anni e ha capacità di spesa che gli consente di trasferirsi in albergo e ci sono vari appartamenti dove vivono (in affitto) persone straniere a basso e bassissimo reddito, nelle abitazioni delle tre società. In alcuni casi ci sono state occupazioni abusive, c’erano stati interventi contro gli spacciatori che usavano come base la zona.

La portineria – ora sguarnita – e persino una certa delicatezza nelle vecchie targhe di avviso per la gestione degli spazi condominiali tradiscono le origini borghesi del condominio, mentre sul citofono ora si sovrappongono l’una sull’altra etichette con nomi stranieri, incollate una sull’altra, segno della rapida rotazione degli abitanti negli ultimi anni. Molti dei tasti sul citofono riportano ancora le etichette “Expo residence”, con i numeri di diverse unità.
Il pericolo igienico-sanitario e l’inagibilità
Tra le “criticità di natura igienico-sanitaria” ci sono le fogne ormai ammalorate, che perdono, le condizioni delle autorimesse, ma anche cavi “volanti” che costituiscono pericolo. In aggiunta a tutto questo poi gli abitanti devono appunto fare i conti con l’assenza di tutti i servizi condominiali.
Tutti questi elementi sono stati segnalati anche da enti esterni, come i vigili del fuoco. Il Comune poi ha dovuto procedere con l’ordinanza: ora tutti i proprietari dovranno lasciare le abitazioni e il condominio – in sofferenza – dovrà affrontare la messa in sicurezza. Molto dovrebbe dipendere dal destino delle tre società private proprietarie della maggioranza degli alloggi e di metà dei negozi affacciati su via.
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