“La tassa sanitaria dei frontalieri non fermerà la fuga degli infermieri verso la Svizzera”
Ne è convinto Salvatore Ferro del Nursind che spiega: "Il 20% al massimo dello stipendio tabellare non creerà un incentivo adeguato". Il 17 novembre è stato proclamato lo sciopero del comparto che riguarderà Usb, Nursind, Cgil e Uil
«Il contributo sanitario per i lavoratori delle fasce di confine non fermerà la fuga del personale» lo asserisce Salvatore Ferro sindacalista del Nursind: « Il contributo previsto dalla Finanziaria porterà al massimo il 20% in più del tabellare. Parliamo di 350 euro in più per gli infermieri. Diversa la situazione dei medici che potrebbero raggiungere i 750 euro mensili. In ogni caso lordi. A queste condizioni quella tassa non potrà essere un incentivo in grado di fermare la fuga verso la Svizzera, e nemmeno verso il privato».
Il 17 novembre prossimo è stato proclamato uno sciopero nel mondo della sanità pubblica: l’astensione era stata proclamata dal sindaco di base USB a cui hanno aderito Cgil. Uil e Nursind.
Tra i motivi l’accordo le decisioni del Governo guidato da Giorgia Meloni in tema di pensioni. Il ricalcolo delle pensioni retributive contenuto nella manovra avrà serie ripercussioni sugli infermieri che già da anni (ancora prima della pandemia) denunciano stipendi molto bassi. Una situazione che negli ultimi anni si è ulteriormente esasperata con gli stipendi degli infermieri italiani che sono i più bassi a livello europeo e con il problema della fuga di personale dalla sanità pubblica verso gli ospedali stranieri. Adesso l’ultima mazzata: la revisione delle pensioni che, detto in soldoni, vedrebbe un infermiere assunto nel 1992 perdere 6mila euro lordi all’anno di pensione.
“Lo spiraglio aperto dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, non basta a tranquillizzarci – dichiara Donato Cosi, segretario territoriale del NurSind e componente della direzione nazionale del sindacato -. Sono cifre inaccettabili. Inoltre il cambio di regime previdenziale così improvviso non darebbe neppure il tempo di ragionare su una exit strategy”. Con il rischio, sempre più concreto, che ci sarà ben presto un fuggi fuggi con almeno 13 mila infermieri che andranno in prepensionamento, come riferisce la Fnopi.
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