Navigò con il Destriero più veloce dell’Atlantico, ora Silvano sogna il mare
Fu uno dei quattordici uomini che passarono alla storia, stabilendo sullo scafo Destriero nel 1992 il record di traversata atlantica. Adesso il gorlese Silvano Federici ha raccontato la sua storia in un libro
Il suo appartamento è situato in pianura, in valle Olona, ma ogni cosa, attorno a lui, sa di salsedine. Il rapporto del gorlese Silvano Federici con il mare è qualcosa di viscerale, un legame quasi ombelicale che nulla potrebbe scalfire. Le pareti di casa sua lo raccontano, con immagini di navi e scafi, la preghiera del marinaio incorniciata e tenuta di conto, oggetti e attestati a quella che è stata la sua vita, ma sono soprattutto i suoi occhi a narrarlo.
Federici ha nel cuore il ricordo di un’impresa incredibile: è infatti uno dei quattordici uomini dell’equipaggio dello scafo “Destriero” che – grazie ad una velocità raggiunta di 60 nodi – nel 1992 battè ogni record con una traversata atlantica che li trasportò nella storia, stabilendo un record ancora imbattuto. L’impresa fu patrocinata dal presidente dello Yacht Club Costa Smeralda, Karim Aga Khan, e appoggiata dalla Fiat di Gianni Agnelli e dall’IRI di Nobili.
Voluto a bordo direttamente da Cesare Fiorio, Federici si ritrovò a vivere una esperienza incredibile, festeggiata lo scorso anno, esattamente il 5 agosto 2022, presso il cantiere di Muggiano, in occasione del trentesimo anniversario dell’impresa. L’evento, organizzato dagli Stati Generali del Patrimonio Italiano e dalla Fondazione Fincantieri, ha visto la partecipazione del gorlese, recatosi in provincia di La Spezia per incontrare chi visse con lui quei ventuno giorni da record sulla nave Destriero.
La strada che lo ha condotto lì inizia molto prima.
“Vieni in Marina, imparerai un mestiere e girerai il mondo”
«La mia storia è sempre stata legata al mare. Ricordo che a 15 anni vidi per strada a Busto Arsizio un manifesto pubblicitario delle Forze Armate: ritraeva un giovane sorridente sotto lo slogan ‘Vieni in Marina, imparerai un mestiere e girerai il mondo‘. L’anno dopo mi arruolai».
Una “chiamata” a cui Federici rispose e che gli cambiò la vita.
«Dopo i sei anni in Marina iniziai a lavorare in un’azienda che costruiva motori per imbarcazioni: io, come motorista, mi occupavo di collaudi e revisioni. Ero sempre in viaggio, seguendo i progetti a cui davamo vita».
Un Destriero da record
L’equipaggio del Destriero nel 1992Fu in una di queste occasioni che Federici conobbe Fiorio, che lo volle a bordo del Destriero con lui. «Mi imbarcai come motorista e potei prendere parte a questa avventura incredibile. Eravamo così immersi nella sfida, pronti a lavorare per velocizzare la nostra traversata atlantica, da vivere tutto con gioia, ma forse non pienamente consapevoli della grandezza della nostra impresa, ancora imbattuta tra l’altro – aggiunge con una nota di orgoglio – festeggiammo, entusiasti, all’arrivo, e fummo poi ricevuti anche dal Presidente della Repubblica per un riconoscimento, ma è solo negli ultimi anni che ho risentito la grandiosità di questa esperienza per la mia vita, quando ho iniziato a scriverne».
La medaglia consegnata dal Presidente della Repubblica all’equipaggio del Destriero“Il mare addosso”
La scelta di narrare di questa vicenda nasce nel periodo del Covid, nel 2020. «È stato durante il lockdown che ho sentito l’esigenza di raccontarlo. Ho iniziato a riempire i fogli, anche se all’inizio mai avrei pensato diventasse un libro. Fu il mio amico Daniele (Mantegazza, ex assessore alla Cultura di Gorla Minore, ndr) a spingere affinché i miei ricordi messi nero su bianco si trasformassero in un libro. Tanti dettagli o sensazioni li avevo anche dimenticati, grazie alla scrittura me ne sono potuto riappropriare.
“Il mare addosso” (Wingraff) è il titolo evocativo dell’opera di Federici, un collage di ricordi ed esperienze del suo legame con il mare, ma non solo. È l’uomo che emerge da quelle pagine, un individuo capace di vivere esperienze differenti alla ricerca della sua rotta, dall’infanzia in Umbria, al collegio, fino all’arrivo in valle Olona.
Il libro di Federici in cui si può leggere dell’impresa del DestrieroI motivi che spinsero la famiglia Federici a raggiungere queste zone lo fanno sorridere. «In Umbria, al paese, diventammo amici al tempo della guerra con tre alpini, proprio della zona. Mia sorella si innamorò di uno di loro, di Gorla, e lo sposò, trasferendosi qui. Quando decidemmo di emigrare, fu facile decidere di raggiungerli e la mia seconda vita iniziò in provincia di Varese».
Al centro di tutto, fra aneddoti e ricordi in bianco e nero, c’è però il mare. La moglie Elina sorride: «Silvano ha il mare dentro» bisbiglia, quasi a rivelare un segreto per pochi intimi.
Il naufragio e l’amore per il mare
In effetti, tutto intorno a loro, racconta di questo legame indissolubile con l’acqua, dalle foto del Destriero, alla medaglia ricevuta al Quirinale, fino alle statuette in legno che raffigurano marinai e capitani, souvenir dei tanti viaggi fatti. Un tale sodalizio con la vita in mare che lo portò anche a vivere l’esperienza tragica di perdere tutto in un naufragio, quando il gorlese e il resto dell’equipaggio furono ripescati.
Eppure, colmo di amore e disciplina da marinaio, le parole di Silvano Federici – motorista sulla nave Destriero nel 1992 – sono di assoluzione per il regno del dio Nettuno: «È il mare che comanda, sempre. Possiamo essere a bordo della nave più veloce, ma se il mare sceglie di intervenire, non conta più il mezzo. È diverso da un’auto in strada, in cui è il motore ad essere determinante: il mare è al timone, in ogni viaggio».
Per richiedere il libro “Il mare addosso” di Silvano Federici è possibile contattare Wingraff cliccando qui.
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