Dalla guerra agli anni Duemila, le scuole “Macchi” raccontano la storia di Somma Lombardo

Lions Alert e Uate hanno curato un libro dedicato alla scuola inaugurata nel 1942. Il racconto di un'interessante architettura razionalista ma anche uno sguardo "dal basso" su quotidianità e grandi vicende

Generico 18 Dec 2023

I giorni bui e gelidi della guerra e la piccola quotidianità dell’Italia in pace, le lacrime dei soldati in partenza per la Russia e l’entusiasmo – quindici anni dopo – per il passaggio del presidente francese Charles De Gaulle.

Tanti sono gli spunti interessanti che si possono ritrovare nel volume dedicato alle Scuole “Giorgio Macchi” di Somma Lombardo: un libro pubblicato da Lions Alert e Università Aduli e Terza Età di Somma Lombardo, con diversi contribuiti e il coordinamento di Francesco Bianchi.

«Nel 2022 si è tenuta una mostra dedicata all’ottantesimo delle scuole, con diversi materiali» spiega Bianchi. «Al termine della mostra ci si è posti il problema di come valorizzare il lavoro fatto». Da qui è nata l‘idea del volume, che raccoglie documenti d’archivio di varia natura, dai progetti originali dell’edificio del 1942 alle memorie delle maestre, dai ritagli di giornale al giornalino scolastico pubblicato dal 2001.

Generico 22 May 2023

Dalla vecchia scuola all’edificio razionalista

La prima parte, la più approfondita, propone le origini della scuola comunale di Somma (all’inizio del Novecento) e la genesi del nuovo edificio, un buon esempio di architettura razionalista.

Le primissime scuole erano state aperte nel Palazzo Viani-Visconti, appena acquisito dal Comune, ma negli anni Trenta si rilevava che “le aule al piano terreno sono antigieniche ed inadatte e così quelle dell’ultimo piano”. Il libro ricostruisce le ragioni della scelta dell’area della nuova scuola (attuale via Marconi), «la relazione con la Casa del Balilla [attuale Biblioteca, ndr] e la diatriba sulla condivisione della palestra» spiega Bianchi.

Il progetto della nuova scuola venne affidato all’architetto milanese Carlo Leonardi e all’ingegner Giuseppe Buccico, che realizzarono un edificio razionalista, articolato su due ali principali, con quattordici aule, nonché di refettorio interrato. Sul fronte stradale, all’angolo tra le due ali, c’è l’atrio sormontato da torre, “a separare nettamente le due sezioni maschile e femminile”, ricorda la relazione trovata in archivio, che riporta ai tempi in cui bambine e bambine entravano in contatto in pochi momenti e avevano percorsi formativi diversi.

Se il progetto è guidato dalle necessità, non rinuncia ad una ecrta monumentalità: «Un edificio che trasmette ai bambini un senso di importanza dell’avvio del suo percorso scolastico» ricorda Bianchi.

Oltre ai documenti d’archivio, il valore dell’edificio è testimoniato anche dalle «fotografie degli elementi originali ancora esistenti» scattate oggi, dettagli progettati come i caloriferi originali con copricaloriferi di gusto razionalista, la torretta con le sue scalette di accesso, le targhette che ricordavano i Caduti («solo tre sono oggi sopravvissute»). Sono documentati anche i rifugi antiaerei, «sei locali molto piccoli che dovevano accogliere cinquecento ragazzi»: era la preparazione agli anni duri del conflitto, a quella guerra che il Regime fascista considerava inevitabile e a cui aveva predisposto mentalmente gli italiani.

Somma nei duri anni della Seconda Guerra Mondiale

La nuova scuola, costruita dalla impresa Arioli Battista fu Angelo di Laveno, fu inaugurata il 1° novembre 1942. Nonostante le gravi sconfitte in Grecia e Nordafrica (in quei giorni si combatteva ad El Alamein), i discorsi delle autorità ancora confidavano nella “nostra fortissima certezza della Vittoria”, nel ricordo di Giorgio Macchi, sommese caduto il 25 dicembre dell’anno precedente a Zaporizhzhia.

I diari e i documenti ricordano il passaggio dei soldati del Savoia Cavalleria sul finire di quel 1942, mentre una maestra nota che “sotto la consueta spensieratezza, [gli alunni] rivelano un non so che di più pensoso”

Allarmi aerei continui e l’arrivo degli sfollati da Milano e da altri centri urbani, il calendario ridotto con quasi due mesi di vacanza invernale cavallo tra 1942 e 1943, perché la scuola non poteva essere riscaldata (a gennaio solo alcune maestre accolgono i bambini per un doposcuola, mentre la temperatura interna alle aule è di zero gradi).

A settembre 1943, dopo l’armistizio dell’8 settembre, arrivano i tedeschi, che occupano l’edificio, così che al 1° ottobre (tradizionale data di avvio della scuola d’un tempo) maestre e alunni devono adattarsi “a ritornare nel vecchio edificio” e “lavorare con orario ridotto e in condizioni non del tutto normali”.
Gli ultimi mesi di guerra sono ancor più segnati da interruzioni e riduzione d’orario, mentre fino all’ultimo continua l’opera di indottrinamento dei fascisti repubblichini, come la Medaglia d’oro Carlo Borsani.

Una storia che continua fino ad oggi

Dopo il capitolo sulle origini della scuola e quello sugli anni della guerra, più episodico, ma comunque interessante e in qualche passaggio curioso, è il racconto del Dopoguerra.

scuola macchi somma lombardo

Come quel 23 giugno 1959 in cui alla Malpensa atterrò l’aereo del presidente francese Charles De Gaulle, giunto in Italia per il centenario della battaglia di Turbigo. “Un ex-alunna ricorda come le scolaresche delle scuole “Macchi” si assieparono lungo la strada davanti alla scuola per salutare il presidente della Repubblica francese, generale De Gaulle”.
Tra i momenti ormai “storici” ricordati, anche la “Festa degli alberi”, che alle scuole Macchi vedeva intervenire anche gli anziani genitori del soldato Giorgio Macchi, che portavano dolci ai bambini.

Negli anni Cinquanta le scuole sommesi si moltiplicano, con l’apertura dei nuovi plessi a Coarezza e Mezzana, poi negli anni Sessanta e Settanta anche a Maddalena e nei nuovi quartieri (la Martin Luther King e la Rodari), mentre le elementari Macchi vengono affiancate dalle scuole medie: una serie di aperture che testimonia il passaggio da paese compatto a una città, per quanto piccola.
Nella raccolta di documenti finali compare anche una collezione di articoli di “Il Piccolo Leonardo”, il giornalino delle scuole pubblicato dal 2001. Un ultimo capitolo che per certi versi è già storia.

 

Il volume, edito da Macchione, è disponibile in libreria o presso la Università adulti e terza età di Somma.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 18 Dicembre 2023
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