“Le disfunzioni del pronto soccorso dovute alla carenza di personale e posti letto”
I medici Minoja, Bonoldi e Larghi del Comitato Varese in Salute commentano la decisione del direttore del PS di andare in Svizzera e raccontano con i numeri, la causa della crisi del sistema di emergenza urgenza
Leggiamo con dispiacere della decisione del Prof. Ageno di lasciare la direzione del Pronto Soccorso del nostro Ospedale, per assumere peraltro un prestigioso incarico a Bellinzona.
A lui la nostra stima e i nostri migliori auguri.
Spiace anche cogliere su VN l’evidenza con cui si sono attribuiti a singoli soggetti le disfunzioni del nostro Pronto Soccorso, quando queste sono dovute ad annosi problemi di sistema, prima di tutti la carenza di personale e di posti letto di ospedale, fattori tra loro collegati e che collocano il nostro Paese agli ultimi posti in Europa.
Possiamo fornire qualche numero.
Con il D.M. 70/2015 il legislatore ha fissato lo standard del rapporto posti letto per 1.000 abitanti a un livello non superiore a 3.7, comprensivo di 3 per acuti e 0.7 per riabilitazione e lungodegenza.
In Germania lo standard è di 8.2 posti letto, in Francia 6.4, in Belgio 6.3. La media europea è di 5 posti letto per 1.000 abitanti.
Chi ha meno posti letto (Svezia o Inghilterra, poco meno di 3), ha un sistema di prevenzione e assistenza territoriale molto sviluppato (o livelli di assistenza a volte discutibili: Inghilterra).
La nostra spesa sanitaria relativa al PIL è nettamente inferiore a quella di Francia, Germania, Svezia, Austria, Olanda, Danimarca, Belgio e altri Paesi Europei.
Posti letto di Terapia Intensiva: prima della crisi Covid in Italia, su 60 milioni di abitanti, si contavano 5.090 posti letto, in Germania 28.000 posti letto di Terapia Intensiva su 80 milioni di abitanti.
A questo quadro bisogna aggiungere la gravissima carenza di infermieri, particolarmente acuta nella nostra area prossima alla Svizzera, e anche in questo caso il confronto con altri sistemi sanitari è impietoso. Ogni 1.000 abitanti la Germania conta 12 infermieri, 10 il Canada, 8 Gran Bretagna e Francia. L’Italia ha poco più di 5 infermieri ogni 1.000 abitanti, valore medio che non rispecchia l’ulteriore sofferenza delle nostre Strutture, penalizzate dall’esodo verso la Svizzera. Così a Milano nascono “Pronto Soccorso privati” dedicati alle patologie minori (e aumentano così le disparità tra i cittadini più o meno abbienti).
Eppure, la qualità delle cure che vengono erogate nei nostri ospedali ed anche nei dipartimenti di Emergenza-Urgenza è elevata. Certo esiste spesso un “collo di bottiglia” nel reperimento del posto letto per i pazienti che necessitano di un ricovero, ma questo come detto è un problema di sistema.
Per concludere: nelle recenti disposizioni nazionali e regionali il tema della connessione tra ospedale e territorio è individuato come snodo centrale e decisivo per alimentare un circolo virtuoso che permetta anche al Pronto Soccorso di dedicarsi al suo naturale compito.
Non basta però limitarsi ad un indirizzo che rischia di rimanere solo nella pura teoria: se si vuole salvare la Sanità Pubblica occorre invertire la rotta e decidere per impegni di spesa e investimenti seri, soprattutto in termini di reclutamento di personale.
Guido Bonoldi
Andrea Larghi
Giulio Minoja
Componenti del Comitato Varese in Salute
Voglio chiarire che aver citato direttori passati del PS aveva proprio l’intenzione di rimarcare la funzione di capro espiratorio che hanno rivestito, per mascherare le difficoltà del sistema e il progressivo indebolimento della capacità ospedaliera di accogliere e curare. Aver coinvolto i saggi, ridotto il pronto soccorso affidando ad altri il “repartino”, introdotto figure organizzative ulteriori sono apparse misure di contenimento dell’autonomia organizzativa.
Nessuna delle soluzioni apportate nel corso degli ultimi 15 anni ha davvero risolto il problema del congestionamento del PS a causa della situazione che i componenti del Comitato hanno ben evidenziato e che solo una vera riorganizzazione della rete sanitaria, forte sia sul territorio sia nell’ospedale, oltre ad investimenti e a retribuzioni adeguate potrà risolvere.
Alessandra Toni
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È sufficiente guardare i bilanci regionali e quante risorse vengono impiegate per foraggiare la sanità privata a tutti i livelli, per capire che questa situazione sia frutto di una strategia ben precisa, orchestrata da chi, come centro di potere, regna incontrastata da quasi mezzo secolo nel nostro territorio.
Il fatto che ci sia un fuggifuggi generalizzato, verso Svizzera, Irlanda e da qualche settimana Norvegia ai “benpensanti” che da Roma tirano le fila non frega nulla. Purtroppo siamo in una situazione pessima in tutta la Provincia, e soprattutto nel Sud della Provincia, dove c’è un Pronto Soccorso (ASST VALLE OLONA)che va in sovraccarico con 90 pazienti, al punto di essere sul punto di chiudere l’accesso perchè non in grado di operare con numeri superiori; sovraccarico con SOLO 4 di questi pazienti in codice rosso 2 in codice GIALLO e tutti gli altri in codice VERDE. Però da ciò che si legge ultimamente pensiamo ad un HUB spendendo 10 Mln di EURO come tampone per Gallarate, considerando che l’area Insubria ha 280.000 abitanti e a questo punto un Pronto Soccorso che va in tilt a ogni piè sospinto resta solo una soluzione SPERARE DI NON AMMALARSI!