“Mi sono fidata di loro e mi hanno tolto tutto”. Il racconto delle vittime dell’infermiere e della sua banda

In aula a Busto Arsizio le testimonianze di due donne benestanti con problemi psichici e di salute che hanno affidato i loro patrimoni a tre uomini a processo per circonvenzione d'incapace

tribunale busto arsizio ferrazzi frattini

L’infermiere le aveva avvicinate e avrebbe conquistato la loro fiducia e i loro conti, l’architetto ben vestito avrebbe organizzato lavori e gestione degli immobili, l’amico del primo si sarebbe spacciato da ingegnere edile e avrebbe chiesto prestiti.

Il dramma di due donne con problemi psichici e di salute, che la Procura di Busto Arsizio ritiene raggirate dai tre imputati, è finito davanti al giudice Daniela Frattini (al centro nella foto) che le ha ascoltate come testi durante il processo per circonvenzione di incapace e costituitesi parti civili. Il loro raccontate di donne concupite e spogliate dei loro beni ha occupato diverse ore e l’udienza di oggi, lunedì, si è conclusa solo alle 17,30.

L’ex-farmacista della Busto bene tradita dalla depressione e dal bisogno di un amico

La prima è un’ex-farmacista, figlia di una famiglia della Busto Arsizio bene, che da quando aveva 18 anni lotta con la depressione cronica e da qualche tempo con un tumore. Aveva conosciuto l’infermiere in un periodo di ricovero in una struttura psichiatrica dove lui lavorava e nel giro di poche settimane si sarebbe completamente affidata a lui nella gestione dell’ingente patrimonio immobiliare: «Si era avvicinato a me in un momento di particolare difficoltà e, grazie al suo modo di fare da amicone, è entrato in confidenza sia con me che con mia madre». La donna poi ha raccontato come avrebbe poi conosciuto l’architetto (vero) e l’ingegnere (fasullo) attraverso i quali avrebbe gestito la vendita della casa in cui viveva, un terreno e una porzione di capannone che aveva ereditato: «Tutti i soldi che avevo ricavato dalla vendita degli immobili sono finiti a lui, all’architetto e all’ingegnere per lavori di ristrutturazione quasi del tutto inesistenti».

La donna, a lungo interrogata dall’accusa, è arrivata a sostenere di aver pagato la costruzione di un muro per dividere le due proprietà del capannone 180 mila euro». Poi ci sono state diverse richieste di prestito sia da parte dell’infermiere che da parte dell’ingegnere, «mi portava tra un ufficio postale e l’altro per spostare soldi dal mio conto, prelevava con la mia carta e chiedeva soldi in prestito che non restituiva mai» – ha aggiunto la donna, difesa dall’avvocato Dutto. Il ruolo del finto ingegnere, infine, non sarebbe stato solo quello di far valutare l’immobile da vendere ma anche quello di diventare prima confidente e poi promesso sposo della donna: «Mi diceva che stava acquistando una villa a Solbiate Arno dove saremmo andati a vivere insieme a mia madre» – ha raccontato.

La maestra d’asilo sola e in cerca di amore

Ancora più difficile la testimonianza della seconda vittima, una ex-maestra con gravi problemi di salute la quale, sostiene l’accusa, avrebbe dato centinaia di migliaia di euro all’infermiere di cui si era innamorata per l’acquisto di un fantomatico immobile nel quale avrebbe dovuto aprire un poliambulatorio: «Diceva che me li avrebbe restituiti ma non ho visto mai un versamento da parte sua. Anzi mi convinse a sbloccare anche una polizza assicurativa da 300 mila euro (operazione poi congelata dalla Guardia di Finanza, ndr) sempre per lo stesso scopo e per mesi tenne lui il mio bancomat e la mia carta di credito».

L’avvocato della donna, Elisa Scarpino, ha anche chiesto alla sua assistita di numerosi utilizzi della carta e di prelievi bancomt per migliaia di euro in pochi mesi che avrebbe effettuato lo stesso infermiere. Altri soldi la donna li avrebbe dati all’architetto per dei lavori al tetto della casa in cui vive «che avrebbe dovuto eseguire durante quest’inverno».

Sapevano quello che facevano

La difesa dell’infermiere, rappresentata dall’avvocato Viazzo, si è limitata a poche domande in particolar modo nei confronti dell’ex-farmacista tese a dimostrare la completa consapevolezza e lucidità della donna rispetto alle operazioni immobiliari mentre la difesa dell’architetto, avvocato Mallone, si è soffermata in particolare sulla seconda vittima sostenendo che i lavori, appunto, sarebbero dovuti iniziare da gennaio 2024.

Lo stesso avvocato ha chiesto la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari per il suo assistito. Di fronte al parere negativo del pm il giudice si è riservato posticipando la decisione alla prossima udienza del 18 dicembre.

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Orlando Mastrillo
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Pubblicato il 11 Dicembre 2023
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