Giornata mondiale contro il cancro: “Il 40% dei nuovi casi e il 50% delle morti si possono prevenire”
In occasione della giornata che si celebra il 4 febbraio, Giuseppe Di Lucca, Direttore Oncologia Medica ASST Valle Olona fa il punto sui progressi della ricerca
Il 4 febbraio si celebra la Giornata mondiale contro il cancro. Promossa da UICC (Union for International Cancer Control) e sostenuta dall’OMS la Giornata Mondiale vuole essere l’occasione reale per sensibilizzare istituzioni e cittadini su quanto è possibile fare per combattere i tumori.
Secondo le stime ufficiali riportate dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), gli ultimi numeri a disposizione sull’incidenza del cancro in Italia riferiscono un aumento dei casi di 18.000 unità nel 2023 rispetto al 2020.
Tuttavia, i numeri relativi alla prevenzione e alle cure sono incoraggianti: grazie ai notevoli progressi compiuti dalla ricerca, un numero sempre maggiore di pazienti può guarire e, dopo la malattia, godere di un’ottima qualità della vita.
«Per la lotta contro il cancro è fondamentale prestare la dovuta attenzione a prevenzione e screening – spiega il Dott. Giuseppe Di Lucca, Direttore UOC Oncologia Medica ASST Valle Olona, Presidio Ospedaliero di Saronno – Circa il 40% dei nuovi casi di cancro e il 50% delle morti per tumore sono prevenibili perché associabili a fattori di rischio modificabili».
«I fatti di rischio modificabili sono noti: parliamo di fumo, alimentazione scorretta, consumo eccessivo di alcol, stili di vita poco sani e sedentari, assenza di attività fisica, eccesso ponderale – prosegue il Dott. Di Lucca – Per evitare di sviluppare forme tumorali basta davvero poco. Oltre ad evitare i fattori di rischio già menzionati, è basilare aderire ai programmi di screening oncologici che ASST Valle Olona programma di concerto con le direttive di Regione Lombardia, vaccinare i propri figli per virus come l’HPV e l’epatite B, evitare esposizioni smodate ai raggi solari e utilizzare adeguate protezioni, per fare qualche esempio».
In base alle proiezioni internazionali sull’incidenza delle neoplasie nei vari Paesi UE, i cui enti capofila sono l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) e lo European Network of Cancer Registries (ENCR), nell’anno appena trascorso in Italia i tumori così detti “big killer” sono stati quello della mammella, del colon-retto, del polmone, della prostata e della vescica.
Risulta pertanto evidente che, per prevenire il rischio dell’insorgenza di questi carcinomi, basterebbe che la popolazione si sottoponesse a controlli periodici e a programmi di screening; individuare il cancro nelle sue fasi iniziali significa assicurare un tasso di sopravvivenza maggiore e una migliore qualità della vita.
«Nel 2023 presso l’Oncologia di Saronno abbiamo effettuato 537 prime visite e 2.470 visite di controllo, somministrando 4.720 giornate di terapia antitumorale. I numeri sono cresciuti del 15% rispetto al 2022» aggiunge il Dott. Di Lucca.
Presso il Day Hospital oncologico del P.O. di Busto Arsizio nel 2023 sono stati seguiti 275 pazienti con una prevalenza di tumori della mammella e del polmone; le prime visite effettuate si sono attestate a 193, i follow up sono stati 740 e sono state somministrate 2.695 giornate di terapia antitumorale oncologica.
Per quanto riguarda l’attività della Struttura Complessa di Gallarate, la Dott.ssa Chiara Butti, referente della S.C. di Oncologia del Sant’Antonio Abate sottolinea che «Nel 2023 abbiamo registrato un indice di occupazione del 100% su 12 letti attivi e, per quanto riguarda i Day Hospital e i MAC (Macroattività ambulatoriale ad alta complessità) sono stati seguiti circa 550 pazienti ed erogati 6.500 trattamenti antineoplastici. Le agende delle attività ambulatoriali sono suddivise per patologia – neoplasia della mammella, stomaco, pancreas, vie biliari, colon-retto, urogenitale e polmone – e nel 2023 abbiamo effettuato all’incirca 900 prime visite e 2580 visite di controllo, in lieve flessione rispetto al 2022».
Infine, sono in aumento i così detti lungo-viventi, ossia coloro che sono vivi a più di 5 anni da una diagnosi di cancro. In Italia questi numeri aumentano progressivamente e attualmente si stima che vi siano oltre 1.500.000 lungo-viventi.
Negli ultimi 15 anni la probabilità di guarigione per un tumore della mammella o un tumore della prostata è aumentata del 60%. Se da un lato i progressi nella diagnosi e nella cura consentono di avere una visione positiva, dall’altro queste persone presentano una serie di problemi fisici, psicologici e sociali che rappresentano una nuova sfida per il nostro sistema.
La recente legge sull’oblio oncologico, che libera i pazienti guariti dal peso di dover rendere pubblica la propria storia clinica nel mondo del lavoro, al momento di accendere un mutuo o stipulare un’assicurazione o anche per accedere ad un percorso di adozione, è un traguardo fondamentale, ma rappresenta solo una parte del problema.
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