Al vaglio il passato scolastico del giovane arrestato per cercare il movente dell’aggressione all’insegnante
Nella giornata di mercoledì 7 febbraio si terrà l’udienza di convalida dell’arresto e il ragazzo comparirà innanzi al giudice
È dietro un dissapore con la prof accoltellata che si nasconde con ogni probabilità il movente di quanto avvenuto lunedì mattina all’ingresso dell’Enaip di Varese. Il giorno in cui la Procura svela le aggravanti contestate al diciassettenne finito in carcere al Beccaria con l’accusa di tentato omicidio (appunto aggravato da premeditazione, motivi futili e contro pubblico ufficiale), si fanno strada ipotesi sempre più accreditate che riportano la dinamica dell’accaduto – e il movente – ad una problematica scolastica, sommata ad una fragilità conclamata.
Il ragazzo è regolarmente iscritto all’anno scolastico in corso, frequenta la terza e ultima classe del suo percorso di studi finalizzato all’inserimento lavorativo con un percorso concordato ad hoc, ritagliato su misura sulle sue esigenze. Il giovane non è mai stato bocciato, ma ha rischiato di perdere l’anno in seconda, tanto che ne era stata proposta la bocciatura, proposta poi ritirata attraverso un accordo coi genitori dello studente. Dunque il ragazzo era a conoscenza dell’intenzione dei docenti di volergli far ripetere l’anno ed è in questo contesto che sarebbe maturata l’idea di rivalersi sulla coordinatrice dell’istituto, responsabile proprio dei progetti per gli studenti che necessitano di un “piano didattico personalizzato“ e di altre specifiche condotte scolastiche da applicare a ragazzi che presentano una “diagnosi funzionale”.
Certo non è assolutamente possibile credere ad un automatismo bocciato/promosso come l’evidenza di quanto accaduto, e risulterebbe oltremodo sbagliato che appunto esista una correlazione «naturale» sulla condotta scolastica sfociata in violenza, ma secondo gli investigatori è questa la pista per sostenere il motivo del gesto. Un contesto ancora presto per essere definito probatorio, proprio perché gli indizi sul caso vanno ancora ben verificati: finora risulta acclarato che il coltello a serramanico della lama di una decina di centimetri il ragazzo l’abbia portato da casa e non vi sono evidenze in merito alla presenza nel teatro complessivo dei fatti di possibili complici o istigatori (reali o virtuali): il ragazzo ha agito da solo.
Dalla perquisizione domiciliare ordinata dalla Procura della repubblica per i minorenni di Milano non sarebbero emersi rilievi degni di nota, anche se questo rientra in un contesto di segreto delle indagini preliminari che è opportuno onorare.
“Percorsi personalizzati e fiducia nel futuro: così Enaip accompagna i suoi ragazzi”
Nella giornata di mercoledì 7 febbraio si terrà l’udienza di convalida dell’arresto e il ragazzo comparirà innanzi al giudice, dove potrà spiegare le ragioni di un gesto che tutti ritengono assurdo poiché primo di avvisaglie (lo dice anche la prof intervistata da Varesenews lunedì e che conosceva il ragazzo: «Mai un episodio noto di violenza»). Qualcosa che montava dentro però, in un contesto di grande fragilità emotiva, forse c’era. Intanto domani, mercoledì 7 febbraio in prefettura alle 14 è prevista una conferenza stampa nella quale Enaip “chiarirà quanto accaduto per operare una riflessione trasparente e proficua” assieme agli attori istituzionali e ai rappresentanti della Stampa.
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