Ariele Frizzante ricorda Freak Antoni: “Non ha avuto blasone dal grande pubblico ma è stato un genio”
Ariele Frizzante ricorda il leggendario cantante degli "Skiantos" Freak Antoni, dal "cameo" in Federico III a quella folle giornata di lavoro a Gallarate per ideare il format "Pane, burro e Rock and Roll": "Un personaggio complesso, ma amato da chiunque l'abbia conosciuto"
«Freak non ha avuto quel blasone tipico del grande cantautore, ma sicuramente è stato un genio riconosciuto da tutti. E questo è un riconoscimento ancora più interessante». A dieci anni dalla scomparsa, il factotum musicale Ariele Frizzante (conosciuto dagli appassionati di musica anche come Mr. Grankio) ricorda il leggendario Freak Antoni, fondatore degli Skiantos e del rock demenziale, termine da coniato dallo stesso Freak a fine Anni 70′.
Un artista, Freak Antoni, il cui genio fu delizia e croce – più che croce e delizia – probabilmente anche perché quel genio rappresentò, a suo modo, una sorta di limite per riuscire a fare breccia tra il grande pubblico italiano. Ma una cosa è certa, chi ha conosciuto la sua musica, quella degli Skiantos, e lo stesso Freak (al secolo Roberto Antoni) ha avuto occasione di apprezzare quelle caratteristiche uniche, quella cifra surreale fatta di giochi di parole e coup de theatre, che grazie ad alcuni lp come MONO tono e Kinotto hanno aperto la porta in Italia a un intero genere musicale. Come d’altronde dimenticare la canzone-risposta sanremese Porto Dio quando nel 2012, così l’ha sempre raccontata Freak, il direttore artistico Gianni Morandi rifiutò il brano Però quasi spiegandogli che per salire sul Palco dell’Ariston fosse necessario far affiancare il suo nome, «interessante ma di nicchia» a uno più “grosso”, specie per i duetti: insomma, serviva portare un grande cantante, un gigante che desse più risalto per fare il “salto”. Ironia della sorte, pochi giorni dopo la sua morte durante l’edizione 2014 il festival dei fiori gli tributò un breve omaggio, con Luciana Littizzetto impegnata a leggere alcuni suoi aforismi mentre in sottofondo c’era Mi piaccion le sbarbine.
FREAK ANTONI E IL VARESOTTO: DALLA ROCK OPERA ALLA NOTTE PAZZA A GALLARATE PER “PANE BURRO E ROCK N ROLL”
Con Freak Antoni Ariele Frizzante ha collaborato in più occasioni, forse la più nota per gli ascoltatori varesotti (e non) è nella rock opera dei Pay Federico III – Il destino infausto (2005). Disco in cui il ruolo del malvagio dittatore era interpretato proprio dal cantante di via Marzabotto a Bologna «Un indirizzo che, insieme al numero di telefono, Freak dava senza alcun problema a tutte le persone che glielo chiedevano – racconta Ariele – . Rispondeva sempre a tutti Chiamami. Quando è morto mi sono davvero reso conto di come tantissime persone lo considerassero un proprio amico. Questo anche perché trattava tutti, compresi i fan, alla pari».
«Io ho avuto la fortuna di averlo avuto come maestro e di essergli stato vicino diverse volte, anche fino alla fine (aveva 59 anni quando e morto, ndr.). Per me era un regalo “fare cose” con Freak – continua Ariele -. L’esperienza “più forte” che ho fatto con lui sono stati i due anni, dal 2006 al 2008, a Milano per la trasmissione radiofonica di Rock FM. Il titolo era Pane, burro e rock and roll».
La gestione del format fu particolare e, in realtà, nacque a Gallarate: «Io andavo in radio al mattino, lui invece veniva a Milano in treno una volta a settimana, il mercoledì. Appena arrivava lo chiudevo in uno stanzino fino alle sei di sera per registrare tutte le gag. Il resto della settimana la passavo a editare il tutto per avere pronto il materiale da mandare in onda. In molti credevano che potesse davvero venire da Bologna in radio a Milano tutte le mattina, ma questo era impossibile».
«La prima volta che ci incontrammo per lavorare a Pane, burro e rock and roll, Freak venne a casa mia a Gallarate. Abbiamo passato un giorno e un’intera notte ad appuntarci tutte le possibili rubriche per la trasmissione radiofonica. Quel giorno portò con sé una marea di fogli A4 scritti, alla sua maniera, alcuni a macchina, altri a mano, altri ancora incollati. Era una cosa che faceva sempre. Mi disse che alcune di quelle idee le aveva presentate poco tempo prima a una radio nazionale ma che gli erano state, diciamo, “sottratte”. Non lo dico per far polemica ma perché lui era davvero così: era gelosissimo, alla sua maniera, di quel suo progetto e delle sue idee».
Freak vedeva nei tempi radiofonici una sfida per mettere alla prova la sua tendenza logorroica, dovuta al lavoro del suo cervello in costante elucubrazione di idee, frasi, gag: «La radio a volte lo faceva “impazzire”. Era una persona che parlava tantissimo, a volte anche per mezz’ora senza tregua. Esser quindi costretto a dover fare interventi brevi era qualcosa che lo eccitava tantissimo. Mi ha sempre fatto molto piacere che nel campo della radio si fidasse di me e che ne sia sempre stato riconoscente».
L’ARTISTA DI NICCHIA E LE RELIGIONI
Una persona e un personaggio complesso, come ricorda con affetto Ariele: «Freak forse “soffriva” un po’ di essere considerato un grande artista… di nicchia – conclude -. Questo è stata la sua fortuna, ma solo da una parte. Non ha avuto in vita infatti il riconoscimento tipico del grande cantautore blasonato, ma sicuramente è stato un genio per tutti coloro che l’hanno conosciuto. E questo è un riconoscimento ancora più interessante, anche maggiore di andare a Sanremo. Il palco di Sanremo era una cosa a cui effettivamente teneva negli ultimi anni di vita, e fu il motivo per cui scrisse Porto Dio. Giochi di parole a parte, in realtà Freak era un grande appassionato di religioni. Non era un cattolico praticante, almeno non sono io a poterlo certo dire, ma leggeva molti testi biblici e citava spesso Bhagavad Gita. Ha sempre studiato Dio. Uno dei miei pochi rimpianti con lui è stato quello di non aver avuto modo di realizzare la sua rubrica Io e Dio. Mi ricordo ancora come me la presentò – Ariele, so già cosa fare: io sto camminando sotto il tetto di una casa, si stacca una tegola e mi cade in testa. FINE». Ride Ariele mentre ci riporta le parole di Freak e ripensa a quel momento, che resterà “privato”.
Perché Freak, spesso facendo riflettere, sapeva proprio come far divertire. E viceversa.
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