Il volo con la tuta alare. Da Giovanni Carta a Patrick De Gayardon, storia di uno sport oltre l’estremo

È uno degli sport più pericolosi al mondo. Il primo a sviluppare una tuta alare fu un sardo trasferitosi negli Usa ma fu il paracadutista francese a svilupparlo e farlo conoscere al mondo

tuta alare

Il wingsuit flying, ovvero il volo con la tuta alare, è certamente uno degli sport più pericolosi al mondo. Se nella Formula Uno si verifica in media un morto ogni 100 piloti, nel volo con la tuta alare il rapporto scende a 1 ogni 60. Nonostante la sua pericolosità sono centinaia le persone che nel mondo praticano questa attività che prevede anche gare di livello internazionale.

Il più celebre sperimentatore del volo con tuta alare è stato il paracuditista Patrick De Gayardon, uomo simbolo delle sfide sportive estreme negli anni ’80 e ’90 e volto noto di molte pubblicità dell’epoca. Nel 1996 mise a punto una tuta alare sviluppata sul modello studiato dall’italiano Giovanni Carta nei primi anni ’80 e con la quale, due anni dopo, si lanciò da un aereo a 6 mila metri d’altezza, sfrecciando tra le guglie delle alpi francesi. Purtroppo morì proprio durante in volo a causa di un malfunzionamento del paracadute, sei mesi dopo il primo lancio.

Dal 2003 la pratica del lancio con la tuta alare è stata introdotta anche tra i base jumper, ovvero tra coloro che si lanciano da una postazione fissa (la cima di una montagna, il tetto di un grattacielo). Proprio in questo tipo di attività era impegnato il gallaratese Alessandro Fiorito, morto oggi (mercoledì) dopo essersi lanciato dal monte Forcellino.

Gli ultimi due incidenti mortali con la tuta alare in Italia risalgono a giungo dell’anno scorso, quando un turista britannico ha perso la vita, e a settembre in cui il 29enne esperto base jumper Dennis Plonner è precipitato dalla rovina di Castel Greifenstein, alle porte di Bolzano.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Febbraio 2024
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