Lou Reed, l’animale rock’n’roll
Un live scatenato ne mostrò la versatilità
Se c’è un aggettivo che ben descrive la carriera di Lou Reed è probabilmente “spiazzante”. Reduce dalle atmosfere cupe di Berlin come te lo fa un concerto? Come quelli che avrebbe fatto decenni dopo Nick Cave? O magari in acustico? Niente di tutto questo: un concerto in pratica di hard rock – se vogliamo trovare qualche similitudine forse il Bowie di Ziggy Stardust o gruppi come i Mott The Hoople – con addirittura due chitarristi solisti che duellano tra di loro come quelli degli Wishbone Ash.
Il repertorio scelto non è quello della sua carriera solista, tranne Lady day da Berlin, ma da quella dei suoi Velvet Underground, e paradossalmente i due brani simbolo di questo live (Sweet Jane e Rock’n’roll) sono presi da Loaded, certamente non l’album di maggior successo del gruppo.
Le reazioni della critica andarono dal pessimo all’ottimo; quelle del pubblico decisamente meglio, tanto che le vendite convinsero la casa discografica a pubblicare l’anno dopo il resto dello stesso concerto con il titolo di Lou Reed Live. Non fu però un progetto altrettanto riuscito, mentre questo resta un’ottimo disco: ovviamente da sentire ad alto volume!
Curiosità: alla fine di Sad song, che chiude il Live, proprio sullo sfumare degli applausi si sente un grido “Lou Reed sucks!” (letteralmente “Lou Reed fa schifo”). Evidentemente queste sue “giravolte artistiche” non erano proprio apprezzate neanche da tutti i suoi fans.
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