L’aggressione alla prof e il mondo della scuola che risponde: “Non spegniamo i sogni dei nostri ragazzi”

Il punto della situazione dopo il grave fatto di cronaca. Le istituzioni spiegano la possibili risposte educative per intercettare il disagio

«Logica valoriale, crescita personale». Le parole d’ordine per rispondere a quanto avvenuto lunedì all’Enaip di Varese arrivano dalla riunione in prefettura nel pomeriggio di mercoledì a 72 ore dall’accaduto con le telecamere arrivare fino alla soglia delle classi, e lo sconforto per come la stampa ha trattato la vicenda, con una sovraesposizione mediatica «che non fa bene a nessuno».

Ma bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno, bisogna andare a capire la dinamica degli adolescenti che si confrontano col mondo della scuola prima e con quello del lavoro poi. Per questo Enaip ha chiesto agli stessi operatori della stampa di farsi portavoce di un punto della situazione offerto non tanto per tornare sul fatto di cronaca, su cui gli inquirenti stanno facendo chiarezza con le indagini – di oggi l’interrogatorio di garanzia e la convalida dell’arresto al Milano – , piuttosto per porre l’accento, con numeri, parole e proposte su quello che si può fare per combattere il disagio. Dunque la risposta di Enaip, raccontata da Martino Troncatti, di Acli Lombardia (di cui l’istituto è estensione) è proprio questa, una «logica valoriale finalizzata ad una crescita personale che porti ad un successo scolastico e professionale per tutti, anche per chi necessita di progetti professionali su misura».

Un fatto grave, certo, «e mai verificatosi prima».

La cosa fondamentale, per Giovanni Colombo di Enaip Lombardia e che ha seguito passo passo l’evolversi della situazione all’istituto varesino (dal primo supporto psicologico 40 minuti dopo ai fatti, alla relazione coi giornalisti presenti), è quella di «non spegnere i sogni di questi ragazzi ma anzi aiutarli ad accompagnarli ad obiettivi concreti che per noi si traducono in numeri: un tasso di dispersione del 3,7% e uno sbocco occupazionale di oltre il 90%». Questo per lo studio, per il lavoro. Ma esiste un problema generalizzato e legato al ruolo della scuola che «può fare, ma fino alle 14.30.Poi tocca agli altri attori sociali. La famiglia, in primis.

E qui è opportuno chiedersi quale responsabilità ciascuno di noi si assume». Le istituzioni si stanno muovendo da tempo per contrastare il disagio, come ha specificato l’assessore regionale a Lavoro, Scuola e Formazione Simona Tironi che ha spiegato i massicci investimenti – si parla di centinaia di milioni l’anno – sulla formazione, ma anche sul contrasto al disagio finanziando una rete di supporto psicologico, che nel caso di Enaip va a lavorare direttamente sulla scuola. Il ragazzo arrestato lunedì aveva un progetto tagliato su misura sulle sue esigenze. In Lombardia ve ne sono 180 di attivi e servono proprio per affiancare dal punto di vista della formazione tutte le sfaccettature e le problematiche di ciascun caso.

Dopo un primo periodo di formazione, anche lo studente al centro del fatto di cronaca ha scelto un cambio di percorso che l’ha portato a specializzarsi nel campo del commercio, per esempio. Tornando alle risposte che le istituzioni hanno voluto dare (presenti anche Provincia di Varese col presidente Marco Magrini e il Comune di Varese con l’assessora Rossella Dimaggio) è il perfetto di Varese Rosario Pasquariello che ha insistito sulla necessità di continuare col lavoro del «Tavolo permanente» presso la Prefettura che ha saputo coinvolgere tutti gli attori del mondo della scuola e della società civile per un confronto continuo sul tema. «C’è un dato Istat che ci ha colpito: i ragazzi che non studiano e non lavorano (i “Neet“, dnr) tra 15 e 29 anni sono il 23%. Una cifra impressionante, una minoranza che preoccupa ma che al contempo è compito delle istituzioni seguire e aiutare, anche alla luce del forte calo demografico che stiamo vivendo».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Febbraio 2024
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