Luigi Rossi, un grande pittore “di genere” alla Pinacoteca Zuest
Fino al 25 febbraio il museo ospita una retrospettiva dell’artista luganese. Maestro dell’acquerello, Rossi è conosciuto soprattutto come pittore realista-simbolista
La Pinacoteca Zuest ospita fino al 25 febbraio una mostra retrospettiva dedicata a Luigi Rossi, maestro dell’acquerello. L’artista nacque nel 1853 a Cassarate, che è oggi il quartiere di Lugano posto oltre l’omonimo fiume. Studiò tuttavia a Brera e si dice fu allievo di Giuseppe Bertini verosimilmente negli anni Settanta del XIX secolo. La sua pittura d’esordio fu quella che in gergo artistico si dice “di genere”, inerente cioè alle scene di vita quotidiana. Probabilmente per questa sua attitudine a cogliere le espressioni e le emozioni nelle persone, Rossi fu additato, non a torto, come “pittore di bambini”. Se però alla Zuest oggi si osservano capolavori come “La scuola del dolore” (olio su tela, 1900), “Monelli di Caltanissetta” (olio su tela, 1901) e “Amor fraterno” (olio su tela, 1878) oppure “Il mosto” (olio su tela, 1898) si comprende subito come questa definizione sia molto riduttiva. Luigi Rossi è stato un grande della pittura di genere, anche se la tecnica ad olio forse non era quella che più sentiva sua.
Dal punto di vista tecnico, Rossi eccelle con l’acquerello ed è molto sicuro col pastello, al punto che viene da credere le sue opere ad olio risentano di una certa predilezione per la matita. E’ un olio, il suo, che non gradisce l’unto e che vorrebbe essere più secco, più asciutto. L’acquerello è la tecnica che invece diede a Rossi le maggiori soddisfazioni in età matura, quando alla fine dell’Ottocento illustrò a Parigi alcune opere degli scrittori francesi Alphonse Daudet, Pierre Loti e Victor Hugo. In Italia l’apice verrà raggiunto nel 1920, quando illustrerà il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis per la prestigiosa casa editrice Treves di Milano.
Per il resto non si può negare che l’arte di Rossi abbia ad un certo punto risentito di influenze simboliste, così come è certamente esistito, in qualche caso, un Rossi ritrattista puro. Egli è però stato soprattutto un artista delle situazioni e delle emozioni. Prova ne è il fatto che alcune delle sue opere più note, come ad esempio Alveare (olio su tela, 1912) e “La raccolta delle ostriche” (olio su tela, 1905-10) sono a prima vista un ritratto (il primo) ed un paesaggio (il secondo). Ma è il titolo stesso delle opere a tradire le vere intenzioni dell’artista, interessato invece a dipingere le situazioni e l’energia liberata da ciò che accade.
La mostra è curata da Matteo Bianchi, il quale è forse il massimo conoscitore vivente di questo artista. Bianchi ha dedicato a Rossi una casa museo a Capriasca, sulle colline a nord di Lugano. Questa casa è anch’essa visitabile in giorni ed orari consultabili su casamuseoluigirossi.ch
Pinacoteca cantonale Giovanni Zuest, di fianco alla Chiesa di Rancate di Mendrisio (CH)
Il sito
Orari: martedì-venerdì 9-12, 14-17; sabato, domenica e festivi 10-12, 14-18
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