Due anni senza figli perchè accusato di maltrattamenti in famiglia. Assolto in tribunale a Busto Arsizio
I giudici non hanno creduto alla versione della donna. Durante il dibattimento sarebbe emerso che era lei a maltrattare il figlio più grande
Per due anni non ha potuto vedere i suoi figli perchè la moglie l’aveva accusato di violenza nei suoi confronti ma oggi è stato assolto dal collegio del Tribunale di Busto Arsizio. Difeso dall’avvocato Domenico Costantino e dalla collega Enza Mollica, l’uomo è riuscito a dimostrare di non essere un uomo maltrattante. Il tutto sarebbe avvenuto in un contesto famigliare che si può considerare normale e non viziato da problemi culturali o di dipendenze.
Tutto era iniziato dopo un litigio, l’ennesimo nella coppia, a causa di diverse visioni dell’educazione del figlio più grande che all’epoca aveva 4 anni. Lei molto rigida, lui più dialogante e questo era spesso motivo di tensioni che, però, sarebbero rimaste nella sfera verbale. Secondo l’accusa, che aveva chiesto 3 anni e 1 mese di reclusione, lui aveva aggredito lei facendola cadere a terra e lei si sarebbe difesa. Secondo la difesa lei registrava col suo cellulare i loro litigi e, quando il marito se n’è accorto e ha chiesto di vedere cosa stesse facendo col telefonino, lei l’avrebbe aggredito graffiandolo e lui si sarebbe difeso allontanandola con una spinta.
Tutto sembra essere finito in quel momento e l’uomo parte coi figli per andare a trovare dei parenti in Calabria ma quando torna trova un finanziere all’aeroporto che li riaccompagna a casa e gli viene notificato il provvedimento di divieto di avvicinamento, conseguenza della denuncia presentata dalla donna insieme al suocero e dalla normativa del cosiddetto codice rosso. Per l’imputato inizia un calvario fatto di assistenti sociali e incontri nello spazio neutro coi due figli.
Durante il processo lei lo accusa di essere stato violento anche davanti ai bambini ma la difesa, pazientemente, ricostruisce uno scenario diverso facendo emergere anche alcune contraddizioni nei racconti della presunta vittima.
I litigi, secondo questa versione, sarebbero stati causati dal fatto che la moglie spesso usava le mani contro il figlio più grande per contenerne la vivacità. Sarebbe stata proprio la decisione del marito di fotografare i segni sul corpo del figlio e la minaccia di denunciarla per maltrattamenti a scatenare in lei il desiderio di vendetta.
Alla fine i giudici hanno deciso per l’assoluzione per non aver commesso il fatto ma si dovranno attendere le motivazioni per capire la valutazione di una vicenda giudiziaria scaturita da uno dei tantissimi codici rossi che vengono trattati dalla Procura di Busto Arsizio (ne abbiamo parlato qui).
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