“Ha condiviso un video dove sono nuda”, 75enne denunciato a Varese per “revenge porn”
Il reato contestato è quello di “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti“ e si rischia la reclusione da uno a sei anni e multe salate
La storia ha il sapore piccante e contiene tutti gli ingredienti che raccontano i tempi che stiamo attraversando: la tecnologia sempre più pervasiva, la leggerezza con cui si accettano pratiche potenzialmente lesive della propria immagine e la conseguente “volatilità“ delle stesse, che in un momento, appena escono dalla memoria di un pc o meglio ancora di uno smartphone possono arrivare potenzialmente in tutto il mondo.
È un po’ quanto avvenuto a Varese e che è in discussione in questi giorni nelle aule di tribunale e vede come protagonista un uomo di 75 anni denunciato per «Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti». Si tratta di una fattispecie che rientra in quei reati di recente introduzione che di pari passo segue l’evoluzione della tecnologia dal momento che solo negli ultimi anni (diciamo dall’avvento dei super telefoni e delle piattaforme di condivisione) è possibile condividere generalmente informazioni ma soprattutto immagini in tempo reale ed a una moltitudine di persone. La vittima, che ha denunciato la diffusione di un suo video senza veli è una donna assai più giovane e che di anni ne ha 50.
I due si conoscono, scattano incontri, confidenze e intimità. E viene girato un video della donna senza veli, che però esce dal telefono dell’attempato viveur e finisce nelle memorie di persone conoscenti. Passa del tempo, i due interrompono la relazione e capita che un comune conoscente dei due protagonisti di questa storia mostri alla donna le riprese amatoriali. La signora perde le staffe, e denuncia. Le indagini risalgono la catena delle condivisioni e arrivano all’autore che viene indagato per quel gesto.
Ora il fatto, arrivato dinanzi al giudice per l’udienza preliminare, potrebbe rivelare un ulteriore colpo di scena: le condivisioni su whatsapp (questa la piattaforma social dove si sarebbe consumato il reato) non sembra essere eccessiva, e la parte offesa intende ritirare la denuncia. Le parti legali (avvocati Bossi per l’imputato, e Pelli per la parte offesa) si stanno dunque parlando per una conclusione bonaria della faccenda, e presto la vicenda potrebbe finire con nulla di penalmente rilevante. Se non la consapevolezza di aver “giocato col fuoco“: un semplice telefono, che solo un tempo – oramai preistoria – serviva per augurarsi a voce la buonanotte.
Il reato è di tutto rispetto: si rischia la reclusione da uno a sei anni e con la multa da 5.000 a 15.000 euro, e “la pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici“.
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