Le emergenze sociali a Busto Arsizio sono sempre di più. La risposta nei beni confiscati
Oltre all'immobile di via Quintino Sella (già avviato) e a quello di via Diaz, è stato deciso dalla giunta di destinarne un terzo alle emergenze abitative. Un ex-negozio, invece, diventerà un centro per i disturbi alimentari
La formula avviata con gli appartamenti di via Quintino Sella sta funzionando e quindi l’assessore ai Servizi Sociali Paola Reguzzoni ha deciso di allargarla anche ad altre realtà dello stesso tipo. L’idea è quella di sfruttare gli immobili che l’Agenzia dei beni confiscati alla criminalità organizzata assegna ai comuni per trasformarli in alloggi che offrano soluzioni abitative emergenziali: «Posso assicurare che sono tante: dalle donne sole o vittime di violenza ai padri separati, fino ai nuclei famigliari che non riescono più a pagare il mutuo o l’affitto» – spiega l’assessore.
Ed ecco che altri due immobili, uno in un palazzo di viale Diaz (ne avevamo parlato qui) e uno in uno stabile di via Amalfi (foto), dovrebbero seguire la stessa strada col contributo regionale per il 50% del costo degli interventi di ristrutturazione mentre l’altra metà sarà finanziata dal Comune.
A Busto Arsizio esiste anche un’altra realtà destinata, in particolare, alle donne sole o con figli: un appartamento condiviso in via Tito Speri ristrutturato con fondi di Regione Lombardia. In questo caso non si tratta di un immobile destinato alla criminalità organizzata ma il principio dell’emergenza abitativa è comunque prioritario.
Sempre nel complesso di via Tito Speri è stato ristrutturato un negozio che, sempre su proposta dell’assessorato ai Servizi Sociali, è stato deciso di destinare ad un centro per i disturbi alimentari. L’Amministrazione comunale intende infatti creare un punto di ascolto che avrà l’obiettivo di indirizzare e supportare pazienti e familiari nel difficile percorso della malattia: «I Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione (DAN) costituiscono un’emergenza che colpisce tre milioni di ragazzi in Italia e decine di milioni di giovani e adulti nel mondo e, sempre più spesso, si manifesta anche tra i minori di età compresa tra i 10 e i 12 anni» – si legge nella motivazione.
Il soggetto assegnatario dovrà essere un’associazione di volontariato, associazione di promozione sociale, una fondazione o un ente senza scopo di lucro che si occupi del trattamento dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione.
Tra i criteri per la selezione, le attività svolte sia nel territorio del Comune di Busto Arsizio sia in altri comuni, negli ultimi 3 anni, nell’ambito del trattamento dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione e il progetto che l’associazione/fondazione intende attuare a seguito dell’assegnazione della sede, in sinergia con la rete di volontariato del Comune.
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