“Stare male in provincia”, la pagina social che tra meme e vignette racconta il Varesotto
Diecimila follower su Instagram, poco meno su Facebook, le pagine sono seguitissime. I due fondatori restano anonimi ma stanno pensando ad un ritrovo vero e proprio con la loro community
Vivere in provincia è uno “state of mind”. Uno stato mentale che solo coloro che ci sono nati e cresciuti riescono a comprendere fino in fondo. L’aspirazione alla grande città da una parte e la bellezza e la tranquillità, spesso desolante, dall’altra. Con la nebbia d’inverno e le piogge infinite in primavera, con quelle certezze consolidate che rassicurano e annoiano nello stesso tempo. Bellezze da fotografare per un post sui social e luoghi da cui scappare. Insomma, tutte quelle piccole “patologie della provincia che abbiamo dentro”, quelle che “Stare male in provincia”, diecimila follower su Instagram (seguita per ili 60% dalla generazione dei millennials) proprio ieri e oltre seimila su Facebook, racconta da qualche tempo a questa parte.
Canali social seguitissimi, tramite meme, grafiche e video raccontano la provincia di Varese con i suoi pregi e i suoi difetti, andando a raccontare i luoghi comuni in cui coloro che ci abitano non possono a fare a meno di ritrovarsi. «Abbiamo cominciato mandandoci messaggi tra di noi, con le storpiature dei nomi dei paesi. E così Luino è diventato Suino, Dumenza Senile, Travedoner e via così», raccontano i due fondatori. Poi l’apertura delle pagine social e la creazione di vignette e meme con cui raccontare vizi e virtù di una provincia che da Varese al Lago Maggiore, fino alla Bassa, ha consuetudini da raccontare. Oggi i loro seguaci sono per lo più la generazione dei millennials
«Ci siamo resi conto che in qualche modo Star male in provincia rispondeva ad un bisogno, soprattutto per la generazione dei più giovani che scelgono di restare in provincia e la vivono tra pro e contro. Seguire Star male in provincia è un modo per sentirsi meno solo, sapere che quell’esperienza non è solo tua, nel bene e nel male».
Col tempo infatti, questo progetto nato quasi per gioco è diventato qualcosa di più. «Possiamo dire che oggi siamo una community. Le persone ci seguono e ci scrivono e ci danno tantissimi spunti. Ci mandano video, fotografie, commenti, anche solo per una risata», spiegano i due fondatori che non hanno mai svelato la loro identità. «Restiamo anonimi perché rappresentiamo una comunità e non le nostre storie personali. In fondo, credo, che questo non sia il momento dell’ego ma della comunità e in un contesto come Varese dove i momenti di condivisione sono pochi questo è ancora più importante».
Aggiungono, poi: «Restare anonimi ci permette di essere più liberi di muoverci e di dire quello che vogliamo». E non è un caso che la rubrica “Va per sagre” dedicata alle recensioni di cibo e cucina nelle varie feste all’aperto in provincia sia tra le più seguite. Ma ci sarà mai un momento per incontrare la comunità dalvivo? «Ci stiamo pensando ma siamo tanti e dobbiamo capire come e in che occasione. Stiamo pensando ad un momento estemporaneo, forse proprio ad una sagra. Chissà».
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