Elena Crestani si candida a Viggiù con una lista civica che mette al centro socialità, territorio e tradizione locale
Cantellese ma da molti anni trasferita a Viggiù, Elena Crestani, 50 anni, è laureata in pedagogia, sposata, ha due figli e ha una lunga esperienza di lavoro nella pubblica amministrazione. Dal mese di settembre, insieme al suo gruppo, sta lavorando al progetto della lista
Anche a Viggiù si scaldano i motori in vista delle elezioni amministrative di giugno. Dopo l’annuncio della ricandidatura di Emanuela Quintiglio, un’altra donna si candida a guidare Viggiù: è Elena Crestani, 50 anni, candidata per il ruolo di sindaco con una lista civica di centro di cui ancora non viene svelato il nome.
Elena Crestani, cantellese ma da molti anni trasferita a Viggiù, è laureata in pedagogia, sposata, ha due figli e ha una lunga esperienza di lavoro nella pubblica amministrazione a Varese, Cantello, Bisuschio e Luino; in enti statali, come Enac Malpensa ed Enac Firenze. Dal mese di settembre, insieme al suo gruppo, sta lavorando al progetto della lista.
«Ho avuto la possibilità di imbarcare in questa avventura cittadini – giovani, genitori e nonni – con un forte senso civico e amore per il nostro paese. Tra questi si raccolgono le diverse inclinazioni, da destra a sinistra, ed io sono la moderata di centro. Il punto che ci unisce è il programma nato dall’ascolto dei cittadini e fondato su cinque strategie fondamentali. Gli obiettivi macro che ci proponiamo di raggiungere sono una rinnovata socialità, la valorizzazione del territorio, la riscoperta e la valorizzazione della tradizione locale».
Al centro del lavoro fatto per preparare lista e programma un’analisi della situazione del paese e l’ascolto dei cittadini di Viggiù: «Anzitutto avremo attenzione per realizzare una rinnovata socialità: abbiamo osservato lo stato del centro anziani e l’assenza di un centro aggregativo per i giovani, il disagio giovanile, gli effetti sociali della pandemia. Altro tema che ci sta a cuore è la valorizzazione del territorio: siamo la “perla del Varesotto”, in una posizione strategica tra Milano e Lugano, in un territorio agreste e boschivo di grande bellezza. Infine la valorizzazione della tradizione, che passa attraverso le varie forme di linguaggio come forme artistiche ed espressive e la lingua, come lo è anche il dialetto per non dimenticare le nostre radici».
Elena Crestani non vuole parlare di “sfida” tra candidati: «Certamente ci sarà la sfida elettorale, ma mi piace di più parlare di un concorso di idee, dove a vincere sarà l’idea migliore per il nostro paese. Io e tutti i componenti della lista abbiamo a cuore il nostro paese, è il posto in cui viviamo, la nostra casa, e dobbiamo prendercene cura per avere in cambio una piacevolezza del vivere per tutta la comunità. E’ entusiasmante vedere che questo è un valore condiviso anche dai giovani della lista e che c’è tanta voglia di fare».
La vera sfida, oggi, è forse quella di accettare di fare il sindaco. «Ho una maturità necessaria a ricoprire questo ruolo – risponde Elena Crestani – Ho maturato esperienze personali e professionali. Ho studiato da grande – da mamma di due figli – di notte, nei ritagli di tempo e anche al parcheggio della palestra dove portavo i miei bambini a giocare a basket. Ma non ho mai bruciato un arrosto: non ho mai fatto venir meno l’attenzione e l’affetto. Nemmeno quando mi sono trasferita per lavoro a Firenze, accettando una sfida professionale che ha comportato una nuova realtà geografica, nuovi colleghi, nuovo linguaggio. Poi è arrivato il Covid e sono stata settimane da sola a Firenze senza poter riabbracciare la famiglia, anche se giocavamo a nomi-cose-città on line e cenavamo virtualmente assieme. Periodo intenso e faticoso ma che ci ha uniti di più educandoci a smontare degli stereotipi di genere, per cui le donne devono lavorare vicino a casa e hanno meno possibilità di sperimentare. Ho fatto un lungo periodo “a 1000 all’ora”, non mi sono risparmiata e non mi sono mai fermata. Ora è arrivato il momento in cui devo rallentare. E in questo periodo è stata contagiosa l’energia, la curiosità del nostro gruppo così non mi è venuto meno l’entusiasmo per un nuovo percorso, magari proprio a km 0».
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