Convegno Sieds 2024: salute, ambiente e disuguaglianze al centro dell’attenzione
Università Liuc di Castellanza e università Bicocca di Milano ospitano ricercatori e docenti internazionali per discutere delle sfide contemporanee poste dalla Società italiana di economia demografia e statistica (Sieds)
Per gli amanti della statistica e dei numeri c’è un appuntamento imperdibile dal 22 al 24 maggio che toccherà anche l’università Liuc di Castellanza. Si tratta del convegno nazionale organizzato dalla Società italiana di economia demografia e statistica (Sieds) quest’anno incentrato su “Salute, ambiente e disuguaglianze: istituzioni, imprese e società”.
Il programma prevede tre sessioni plenarie una delle quali si terrà mercoledì pomeriggio all’Università Bicocca sul tema delle fragilità, della demografia e degli anziani e come relatori ci saranno ricercatori e docenti universitari italiani e stranieri tra cui quelli del Max Planck Institute for Demographic Research. Le altre due si terranno all’Università Liuc di Castellanza: giovedì 23 maggio al mattino ci sarà una sessione plenaria sulla salute e l’impatto dell’ambiente sulle disuguaglianze con tre relazioni tra cui quella del professor Giorgio Vittadini. Nel pomeriggio ci saranno tante sessioni parallele con focus sui temi della salute, della fertilità e del cambiamento climatico.
Venerdì 24 maggio, sempre all’ateneo di Castellanza Francesco Maria Chelli, presidente facente funzioni Istat, terrà una relazione a cui seguirà una tavola rotonda, moderata dal giornalista del Corriere della Sera Stefano Righi, in cui si discuterà dei temi affrontati nella relazione con Gian Carlo Blangiardo (Università Milano-Bicocca), Corrado Crocetta (Presidente SIS, Società Italiana di Statistica), Michaela Saisana (JRC di Ispra) e Federico Visconti (rettore della Liuc).
«Quest’anno tra ricercatori e docenti parteciperanno 220 persone – spiega Chiara Gigliarano professore ordinario di Statistica economica alla Scuola di Economia e Management della Liuc – tra cui anche quelli del Jrc di Ispra e del Max Planck Institute».
Professoressa Gigliarano, il rapporto annuale dell’Istat sulla situazione del Paese è un punto di partenza importante in quanto fornisce un serie di spunti di discussione a partire dalla situazione economica del Paese. Che cosa l’ha colpita in particolare?
«Dal punto di vista economico indica che c’è una ripresa, ma se si va in profondità, in particolare sull’aspetto occupazionale, emerge la vulnerabilità lavorativa. Parliamo di persone occupate ma che non sono in grado di arrivare a fine mese. Retribuzioni che non crescono come dovrebbero e con un potere d’acquisto che viene eroso dall’inflazione. È il tema dei working poor, i cosiddetti lavoratori poveri».
Se si parla di mercato del lavoro, quali sono gli aspetti più critici evidenziati nel rapporto?
«C’è una bassa intensità lavorativa, un evidente mismacth tra domanda e offerta di lavoro e un tema legato alla formazione che dovrebbe essere continua. C’è ancora un bacino di forza lavoro da cui non si attinge: le donne e i giovani nei quali di potrebbe far rientrare anche i cosiddetti Neet che in Italia sono il 16%. Se si osserva il dato dell’occupazione femminile si tratta di giovani donne in età fertile dove persiste una disparità di trattamento contrattuale».
Nel rapporto si evidenzia anche la contrazione degli investimenti. Quanto influiscono i conflitti in Europa e in Medio Oriente?
«Le tensioni geopolitche non aiutano perché alimentano il clima di incertezza e le imprese se non vedono chiaro non investono soprattutto in un Paese come il nostro che ha una vocazione per l’export. Sono inoltre frenati dalla contrazione della domanda interna».
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