Rito abbreviato per il “caso asfaltature“ di Gazzada Schianno
A tutti gli imputati, fra cui il sindaco, contestato il reato di peculato, mentre il “falso“ anche per il responsabile area tecnica
Galeotta fu l’asfaltatura: lavori per circa 19 mila euro a Gazzada Schianno nel luglio del 2021 fra cui un tratto di strada non comunale (risultata dalle indagini residenza di un assessore). Il fatto figura nella richiesta di rinvio a giudizio che la Procura di Varese aveva presentato alla chiusura delle indagini, e che vede ora a processo quattro imputati per il reato di “peculato“ (fra cui figura anche il sindaco di Gazzada Schianno in carica, Paolo Trevisan e due suoi assessori), uno dei quali anche per quello di “falso”.
La vicenda era già nota alle cronache sin dalla sua genesi, a fronte degli accessi della polizia giudiziaria con perquisizioni e sequestri per appurare elementi a beneficio della magistratura inquirente che voleva fare luce su quei lavori pubblici. Ora nell’udienza camerale dinanzi al Gup di Varese gli imputati difesi dagli avvocati Stefano Bruno, Elisabetta Brusa, Fabio Margarini e Fabrizio Piarulli hanno ottenuto l’ammissione al rito abbreviato, che consente un giudizio più rapido, sempre in camera di consiglio (quindi non aperto al pubblico), e in caso di condanna uno sconto sulla pena pari a un terzo. La prossima udienza, che non necessariamente potrebbe già portare ad una sentenza, è prevista per il prossimo 19 settembre nel primo pomeriggio.
Per quanto concerne il reato di peculato, esso si riferisce (è l’accusa, e gli imputati sono innocenti fino a prova contraria) alla «distrazione» di 19.029 euro impiegati «per i lavori di risanamento di porzioni della sede stradale e ribitumatura della via Albini, Marconi, Leonardo Da Vinci e rappezzi vari» approvati con delibera di giunta numero 44 del 2021. Ma, nonostante la via Da Vinci figurasse già da 10 anni nell’elenco delle vie private di Gazzada Schianno, gli indagati sono accusati di aver individuato proprio questa strada fra quelle da risanare e dove risultava residente una delle indagate, assessore, nonostante la consapevolezza che si trattasse di strada «non di proprietà comunale e non gravata da uso pubblico».
Il responsabile dell’area tecnica risulta imputato anche dal reato di “falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici” poiché è accusato di aver emesso una determinazione per l’affidamento di un incarico occasionale ad un geometra «attestando falsamente l’esistenza dell’autorizzazione». Nessun commento da parte dei legali dei quattro imputati in merito alla scelta processuale all’uscita dalla breve udienza tenutasi nella tarda mattinata di giovedì.
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