Anaao Lombardia: “Il decreto taglia liste d’attesa: un provvedimento spot a ridosso delle elezioni”
Molto duro il commento di Magnone, segretario del principale sindacato dei medici ospedalieri, sul decreto del governo. In Lombardia le regole previste ci sono già ma non risolvono il problema per mancanza di personale
«Il Decreto Legge varato dal governo per contrastare le liste d’attesa non porta novità al modello già presente in Lombardia». Nel dibattito sull’aumento delle prestazioni previsto dal governo, Stefano Magnone segretario regionale di Anaao Assomed, il principale sindacato dei medici ospedalieri.
«Già ora esiste la possibilità di effettuare prestazioni aggiuntive nel tardo pomeriggio e il sabato, ma occorre trovare il personale per farle, visto che si tratta di persone che hanno già lavorato e devono prolungare, volontariamente, il proprio turno. Già ora esiste un monitoraggio delle liste d’attesa a livello sia regionale che di ATS, ma occorre governare il fenomeno mettendo in campo i correttivi.
La Regione ha già emanato provvedimenti con risorse aggiuntive per pagare ulteriori prestazioni, tra l’altro imponendo al privato di fare le prestazioni che servono al servizio sanitario e non solo al loro business (per esempio aumentare le visite e non solo le prestazioni strumentali, più remunerative e magari autoindotte). Ma la coperta è corta e il personale sempre lo stesso.
Non solo, già adesso esiste una road map verso il CUP regionale, in cui un cittadino possa trovare uno sportello fisico e non solo un call center, che dia una risposta alla richiesta di prestazioni. Poi però occorre dare corso a leggi e delibere che dal 2015 prevedono il CUP unico in Lombardia. Non si è mai fatto nulla perché certamente non conviene al privato, ma probabilmente neppure alle ASST, vista la concorrenza che droga il sistema lombardo.
Analogamente, già ora vengono chieste ai professionisti sempre più prestazioni, alle quali si aggiunge la gogna della libera professione che, a detta dello stesso Ministro, sembra essere una causa diretta delle liste d’attesa. Nulla di più falso, ma un po’ di fango addosso ai medici può giovare, almeno si trova un capro espiatorio a ridosso delle elezioni.
Un semplice sguardo al rapporto AGENAS, dimostra con evidenza che le prestazioni in intramoenia rappresentano una piccola parte delle prestazioni totali e sono comunque percentualmente in calo nel 2021, ultimi dati disponibili, rispetto al 2019. In ultimo, il tetto sul personale è stato alzato, tanto da far dichiarare a un partito politico di maggioranza di aver archiviato “l’era Speranza” dimenticando che il tetto fu posto venti anni fa da governi di centrodestra, in uno dei quali era ministro l’attuale premier. Peccato che in Lombardia anche il tetto vigente non sia mai stato raggiunto, a causa delle difficoltà del sistema a reclutare medici, vista la scarsa attrattività di molte aziende e il clima pesante.
In conclusione, pur con le differenze regionale e nazionale, il problema si affronta con la buona politica, con le cure e la valorizzazione delle risorse umane e con un management adeguato, non con provvedimenti spot a ridosso delle elezioni o con neppure tanto velate accuse ai professionisti».
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