In una cantina del Donbass si costruiscono a mano le bombe dei droni
Prima puntata del reportage di Edoardo Marangon ed Emanuele Bussa, a ridosso della linea di fuoco tra ucraini e russi, a Chasiv Yar
La prima puntata del reportage in esclusiva del fotografo Edoardo Marangon (che ha già fotografato per Varesenews al confine Polonia-Ucraina) con il giornalista Emanuele Bussa, autore del testo: in questo momento si trovano a ridosso della linea di fuoco tra ucraini e russi nell’area di Chasiv Yar, nella provincia di Donetsk
Ormai da mesi, truppe russe sono impegnate in continui attacchi nella zona di Chasiv Yar, dove l’esercito ucraino, arroccato nelle sue posizioni difensive, resiste ai continui assalti rispondendo colpo su colpo. Nei piccoli villaggi lungo la linea del fronte, i soldati ucraini si sono stabiliti in edifici abbandonati dai civili.
Qui, i militari si concedono qualche giorno di riposo e si riorganizzano in vista una nuovo turno in prima linea. Nei magazzini e nei garage sono in genere stipati munizioni e rifornimenti, ma sono stati anche allestiti laboratori improvvisati per la costruzione di ordigni e bombe con cui armare i droni, diventati ormai uno strumento chiave per supportare le truppe di terra, impegnate nelle difesa delle loro posizioni.
Bandit, un “foreign fighter” arruolatosi nel 2022 e assegnato al 40° Battaglione Separato di fanteria, ci accompagna all’interno di uno di questi laboratori, dove due suoi commilitoni sono al lavoro.
«Hanno imparato a costruire queste bombe guardando video tutorial su You Tube e continuando a sperimentare. Non hanno frequentato nessun corso né sono stati addestrati per questo», ci dice. Il pavimento della stanza è coperto da casse, sacchi e scatole contenenti munizioni e contenitori di vario tipo. Uno dei soldati sta modellando dell’esplosivo plastico, per poi inserirlo all’interno di un piccolo cilindro di plastica diviso in diverse sezioni. «Il plastico viene posizionato nella parte centrale del contenitore e compresso. Quindi viene inserito l’innesco» ci spiegano i due militari. «I comparti rimasti liberi vengono riempiti con biglie di acciaio. Al momento dell’esplosione, queste vengono scagliate tutto intorno, massimizzando l’area di impatto».
L’esplosivo plastico viene recuperato smontando vecchie mine anticarro. Le biglie metalliche vengono invece estratte da granate o altri tipi di munizioni. I due soldati ci mostrano un altro tipo di ordigno, composto da un cilindro di plastica più lungo, al cui interno possono essere inserite fino a tre granate. «Quando viene sganciato dal drone, le tre granate esplodono in successione, colpendo tutto ciò che si trova in un area di circa cinque metri». Ad ogni bomba vengono aggiunte piccole alette di plastica, fissate tramite fascette. Ci spiegano che servono per dare maggiore stabilità all’ordigno durante il volo e renderlo più preciso.
I due militari possono creare diversi tipi di ordigni con il materiale a loro disposizione, comprese bombe in grado di perforare la corazza di mezzi blindati e carri armati. Bandit ci mostra una bomba simile a un piccolo missile: «Questa è dotata di una punta concava in metallo che viene posizionata nella parte inferiore. Il resto viene riempito con esplosivo plastico». Al momento dell’esplosione, la punta raggiunge temperature elevatissime, trasformandosi in un piccolo blocco di metallo rovente e aumentando la sua capacità di penetrazione. è quindi in grado di perforare la corazza di numerosi veicoli militari. «I carri armati sono vulnerabili nella parte superiore della torretta, dove la corazzatura è meno spessa».
I due militari possono produrre fino a cinquanta ordigni ogni giorno, utilizzabili da tutti i tipi di droni in dotazione alle forze armate ucraine. Le bombe finite vengono quindi inserite in casse e scatole di cartone che vengono poi trasportate fino alle posizioni occupate dalle squadre di dronisti, a qualche kilometro dalla linea zero. «Usiamo i droni per effettuare ricognizioni, colpire obiettivi specifici o fornire supporto alla fanteria” – spiega Bandit – I soldati capaci di costruire bombe come queste sono diventati preziosi, sono più utili qui che nelle trincee».
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