Violenza di genere, la testimonianza della madre di Lavinia Limido al Bernocchi di Legnano
Marta Criscuolo, madre della varesina aggredita lo scorso maggio dall’ex marito, ha parlato classi terze e quarte dell’ISIS Bernocchi: "Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro"
Nella mattina del 11 ottobre, classi terze e quarte dell’ISIS Bernocchi hanno partecipato all’incontro con Marta Criscuolo, madre di Lavinia Limido, attaccata lo scorso maggio dall’ex marito, che l’ha aggredita con un coltello, e moglie Fabio Limido, intervenuto contro l’uomo e ucciso per sua mano. La toccante testimonianza resa dalla donna agli studenti si colloca tra le iniziative di educazione civica dedicate alla parità di genere.
L’avvocato Criscuolo ha ripercorso con coraggio questa tragedia, accaduta a Varese, fuori dall’azienda di famiglia dove sia Fabio sia Lavinia lavoravano. “Con un pungo l’assassino ha spaccato a mia figlia l’arcata dentale”, racconta. “Le ha inferto una coltellata alla carotide, una in viso, dall’occhio alla bocca, recidendole il nervo mandibolare, l’ha colpita alla nuca. Mio marito è intervenuto con una mazza da golf. Lui l’ha inseguito e l’ha accoltellato 21 volte.”
Quella che sembra delinearsi è la figura di un mostro che agisce in preda alla follia. Ma l’avvocato Criscuolo è estremamente chiara sul fatto che non è questa la lettura che vuole trasmettere di quanto accaduto. “Perché vi racconto tutto questo? Per sottolineare che queste tragedie capitano anche nelle famiglie normali. Marco” – questo il nome dell’assassino – “non è un pazzo. Era un mio collega, l’ho presentato io a Lavinia”.
Secondo la testimonianza della donna, niente all’inizio avrebbe lasciato presagire questo drammatico epilogo. “Sembrava una persona meravigliosa. Le violenze sono iniziate nel periodo del Covid, violenze di natura psicologica. Lui ha cominciato a essere geloso di tutti quelli che le stavano attorno, non voleva che uscisse, le controllava il portafogli per vedere quanto spendesse. Mia figlia Lavinia ha iniziato a vedere una psicologa che l’ha aiutata a prendere consapevolezza di quanto avesse paura. Tre anni fa è scappata di casa ed è venuta da noi, insieme a suo figlio piccolo.”
“Quella mattina, quando sono arrivata sul luogo del delitto, ho capito che mi sarei salvata e avrei salvato la mia famiglia solo se avessi opposto al male una reazione positiva, volta al bene”, racconta ancora. “Mia figlia è rimasta in terapia intensiva per un mese, per due giorni non l’ho potuta vedere. In quei giorni ho prenotato le vacanze per me, lei e il bambino. Ho acquistato il
divano per la sua nuova casa, dove sarebbe dovuta andare a vivere. Mi è servito per poterle dire, quando l’ho vista cosciente: ‘Lavinia, forza, ce la faremo’, per poterci dare speranza”.
“Non era questa la vita che mi ero immaginata”, prosegue. “Ero riuscita a raggiungere tutto quello che mi ero prefissata e ora, a 63 anni, sto cercando di ricominciare, di aggiustare il tiro. Fatelo anche voi. Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro. Non dovete aspettare di perdere una persona per realizzare che qualcosa non sta andando nel verso giusto. Se il vostro ragazzo vi tormenta con la gelosia, siete già in una relazione sbagliata. Questi sono anni fondamentali per voi, per costruire il vostro futuro. Ma potete farlo solo se siete saldi. Mia figlia ha lavorato con una psicologa, che è stata molto brava. Rivolgetevi agli esseri umani positivi che avete attorno: genitori, parenti insegnanti”: questo il messaggio dell’avvocato Criscuolo ai ragazzi.
Rimane aperto, nelle parole della donna, l’interrogativo sul ruolo che la società dovrebbe avere per impedire queste esplosioni di violenza: “Lavinia ha una famiglia che l’ha riaccolta, ha avuto una casa dove tornare, i genitori e due sorelle che hanno fatto e fanno di tutto per sostenerla. Chi non ha tutto questo, cosa fa?”. E riguardo all’ex genero dice: “Non penso mai a lui. Non si è pentito, ma la cosa non mi riguarda. Penso solo alla mia famiglia. Mentre mio marito fuggiva, si è voltato per guardare che Lavinia fosse viva: so che è morto con la consapevolezza di averla salvata. Vedo mia figlia migliorare giorno dopo giorno. Sono molto speranzosa. Non lasciatevi andare alla depressione, lavorate per la vostra vita e abbiate sempre speranza. Se siete speranzosi, chi è vicino a voi respira aria d’alta montagna”.
“Ringrazio di cuore l’avvocato Criscuolo per la disponibilità a rendere la sua testimonianza su un tema di tale importanza, che l’ha toccata in modo così personale”, commenta la dirigente Elena Maria D’Ambrosio. “Queste sono occasioni educative preziose per la scuola.”
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