Messa alla prova per due anni per il ragazzo che accoltellò la professoressa fuori dall’Enaip di Varese
Lo ha deciso il giudice presso il tribunale dei minorenni di Milano: processo sospeso e, in caso di esito positivo, reato estinto. «Amarezza» da parte del difensore della prof che parla di “disparità di trattamento“ rispetto a reati meno gravi nei processi dinanzi al tribunale ordinario

La decisione è arrivata giovedì, al termine di un procedimento penale per tentato omicidio aggravato dall’uso dell’arma: il ragazzo, minore al momento dei fatti, che ha cercato secondo l’accusa di uccidere un’insegnante all’Enaip di Varese lo scorso anno è stato “messo alla prova”.
Di fatto una norma contemplata dalla procedura penale minorile che sospende il processo. L’imputato viene affidato ai servizi della giustizia minorile che, anche in collaborazione con i servizi degli enti locali, svolgono nei suoi confronti attività di osservazione, sostegno e controllo.
La parte offesa del reato, che non ha avuto alcun risarcimento da parte della famiglia dell’imputato, non commenta l’esito dell’istruttoria.
Una sentenza che invece fa ben più che storcere il naso al suo legale, l’avvocato Fabrizio Busignani che esprime «amarezza, non per la chance che si vuole dare, ci mancherebbe, ma per l’evidente disparità di trattamento se si confronta un procedimento di questo genere, per tentato omicidio, con altri che presentano al giudizio reati di minore lesività che ricevono un impianto sanzionatorio di gran lunga più elevato».
Il processo, come si accennava, rimane sospeso, e all’esito della “map“ (che nella procedura minorile è contemplata anche in caso di precedenti penali), se essa viene considerata positivamente, cioè se il percorso ha dato i suoi effetti sul piano del miglioramento del soggetto, il giudice dichiara estinto il reato.
È passato poco più di un anno da quel 5 febbraio, un lunedì, quando un giovane studente dell’Enaip attese all’ingresso del mattino la professoressa Sara Campiglio, che si occupa dell’area fragilità della scuola professionale. In mano un coltello portato da casa. In un attimo tre fendenti in zona dorsale, due dei quali che hanno sfiorato punti vitali: gli uomini delle Volanti della polizia, chiamati e intervenuti in pochi minuti si trovarono di fronte la scena agghiacciante del ragazzo, subito fermato, e della sua prof, gravissima.
La donna è stata poi trasportata in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale di Circolo dove dopo delicati interventi chirurgici e una lunga degenza è stata dimessa. Mesi difficili, di lotta fra la voglia di mollare e la necessità di non distaccarsi da un mondo, quello legato alla didattica, ai temi della pedagogia e del supporto che le fecero prendere una decisione – “la“ decisione – : continuare.
Prova ne è stata la sua toccante testimonianza di fronte al Capo dello Stato Sergio Matterella nel corso di un evento pubblico a Roma, mesi fa. E poi ancora nel salotto serale dei “Cinque Minuti” di Bruno Vespa. L’insegnante oggi è ancora al lavoro, per aiutare i giovani a crescere, fra mille difficoltà legate alla sua condizione.
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