Un ringraziamento di cuore agli angeli della sanità: la mia rinascita dopo un calvario ospedaliero
Colombina Graziella, una nostra lettrice, esprime la sua profonda gratitudine nei confronti del personale sanitario dell'Ospedale di Circolo di Varese. Dopo un grave peggioramento della sua salute, ha vissuto un'esperienza intensa tra terapia intensiva e riabilitazione, assistita da medici, infermieri e specialisti che, con professionalità e umanità
Spettabile redazione di Varesenews,
vorrei approfittare della vostra prestigiosa testata per raccontare e ringraziare pubblicamente e con tutto il cuore coloro che hanno fatto sì che potessi tornare a casa mia e all’affetto dei miei cari.
Tutto è iniziato martedì 4 febbraio, data di peggioramento di una brutta polmonite che mi ha costretto a recarmi, su prezioso consiglio del mio medico di famiglia, al pronto soccorso dell’Ospedale di Circolo di Varese per avere cure più appropriate.
Dopo 13 ore di esami, mercoledì notte, venivo finalmente visitata e ricoverata e da quel punto cominciava il mio calvario sanitario.
Oltre alla polmonite peggiorata, scopertasi dopo essere interstiziale, altre patologie pregresse e il fattore età portavano in tre giorni la mia salute ad un peggioramento tangibile con scompensi metabolici, glicemici e con acidosi e di conseguenza la mia vita per ben due volte appesa ad un lumicino.
Dopo tre giorni, il pronto soccorso, in affanno, cedeva e si affidava alla terapia intensiva polivalente dove arrivavo già in coma diabetico e in quella che in gergo viene chiamata “fame d’ossigeno”.
Venivo di conseguenza intubata e messa in sedazione farmacologica per quattro giorni e mezzo.
Qui, tramite i racconti dei miei cari e nei giorni successivi al mio risveglio, pensiamo di aver conosciuto non solo persone ma dei veri e propri Angeli. Angeli che si sovrappongono tra la terra e il cielo, ultimi eroi e speranza di trattenere una vita nell’aldiqua.
E dire che fanno di tutto penso sia riduttivo e forse neanche le parole bastano per spiegare il loro lavoro o meglio…la loro “missione”.
Non si parla solo di preparazione professionale, ineccepibile, ma di empatia, di umanità, di mantenere la dignità di un paziente (spesso incosciente) e in uno stato che in altri contesti di dignità non si potrebbe parlare visto che si trova nello stato come “mamma l’ha fatto”; di tenere un paziente coccolato e in uno stato di cura amorevole.
E quando succede, come nel mio caso, di gioire nell’aver ridato la vita.
Non posso quindi che essere grata a tutto quanto il team della terapia intensiva polivalente…Primario, Dottori, Specializzandi, Infermieri, Logopedisti, Fisioterapisti, Asa e Oss e spero di non aver dimenticato nessuno.
Dopo una decina di giorni, sono stata trasferita nel reparto di Medicina Est 5° piano per poter essere riabilitata e ripristinare tutti i valori in modo che lo stato di salute tornasse ad un livello accettabile.
Lì, a dispetto dell’immensità del reparto e la non numerosità del personale, non mi aspettavo certo le super coccole della terapia intensiva ma ho trovato comunque personale preparato e molto gentile che con pazienza e dedizione è riuscita pian piano a rimettermi in piedi.
In particolare, anche se a posteriori, ho apprezzato e vissuto sulla mia persona che “il medico pietoso fa la piaga verminosa”.
Ringrazio quindi i medici, infermieri e fisioterapisti ad avermi spronato ed a non essersi arresi nel motivarmi.
Un ringraziamento particolare anche al Reparto di Diabetologia per la costante e premurosa assistenza.
Ora dopo più di tre settimane sono finalmente a casa; il mio cammino di ripresa sarà lungo e non facilissimo, spero che questo rimanga solo un “brutto ricordo” ma mi ha arricchito in fiducia di chi si prodiga, spesso in condizioni difficili, per il prossimo. Grazie…di cuore
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