Dazi USA e incertezze globali: l’industria alimentare varesina alla prova del 2025
L'attualità politica finanziaria ha tenuto banco all’Assemblea delle imprese del Gruppo merceologico "Alimentari e Bevande" di Confindustria Varese, che si è svolta nella sede di Gallarate dell'associazione

Dazi e confusione commerciale creata dalle decisioni dell’amministrazione Trump negli Stati Uniti, anche rispetto alle prospettive futuri sui mercati internazionali dei prodotti italiani e made in Varese, hanno tenuto banco all’Assemblea delle imprese del Gruppo merceologico “Alimentari e Bevande” di Confindustria Varese, che si è svolta nella sede di Gallarate dell’associazione.
Cosa accadrà ora con la nuova politica di Trump, tra annunci di dazi e contro annunci di sospensioni di guerre commerciali? Questa è la domanda che il Presidente delle “Alimentari e Bevande” di Confindustria Varese, Remo Giai, ha rivolto a Luigi Pelliccia, Referente dell’Ufficio Studi di Federalimentare, che ha dato un quadro delle potenzialità dell’export italiano del settore non del tutto pessimista, anzi: «Nel 2024 l’export ha rappresentato quasi il 29% dell’intero fatturato dell’industria alimentare nazionale, ovvero 56,7 miliardi di euro sui 197 miliardi di euro complessivi. Numeri record che avvalorano il passo accelerato del settore sui mercati esteri, ma i dazi non ci devono preoccupare, le imprese dei comparti alimentare e bevande sono molto più legate al mercato interno piuttosto che a quello esterno. Anzi, la palestra prioritaria di risparmio degli italiani è proprio quella alimentare, mentre sui mercati esteri non siamo così esposti. Il nostro è un settore che ha sempre resistito, bisogna puntare a valorizzare la qualità. Le conseguenze di questa crisi saranno impattanti, ma sono strettamente legate al target del prodotto destinato all’export. Senza dimenticare che è una crisi che colpisce anche altri Paesi. Ecco perché crediamo che l’impatto sarà diluito e che il settore reggerà. Inoltre, non è detto che l’importanza del mercato Usa per i prodotti del nostro settore venga ridimensionata».
DAZI ALIMENTARI, UNA QUESTIONE ANCHE VARESINA
Una situazione che vede preoccupata e attenta anche l’industria varesina: cui fanno parte imprese attive nelle filiere di birra, dolci, cioccolato, prodotti lattiero caseari, lavorazione ittiche e di carne, mugnai, vini e liquori. Una nicchia nella produzione varesina – sono 25 le imprese associate in totale, per 3.202 addetti: il 2,3% delle aziende della compagine associativa di Confindustria Varese e circa il 5% dei lavoratori in esse impiegati – che non solo è molto importante in termini di brand noti e di propensione all’export, ma rappresenta anche un “caso” tra i vari settori merceologici della associazione provinciale.
Il settore, nel 2024, ha sfiorato infatti i 798 milioni di euro di esportazioni grazie ad un balzo in avanti, rispetto all’anno precedente, messo a segno sia dal comparto dei prodotti alimentari con un +9,2%, sia da quello delle bevande con un +1,9%. Un trend che fa del settore un’eccezione nell’andamento generale negativo dell’export varesino che, sempre nel 2024, è diminuito del -7,2%. Solo le imprese dei mezzi di trasporto (+9,5%) hanno saputo fare meglio di quelle alimentari.
E ad incidere significativamente sono stati proprio gli Stati Uniti, che risultano essere il quarto mercato di destinazione del made in Varese del settore. Nel 2024, infatti, le vendite varesine negli Usa hanno raggiunto i 66 milioni di euro. Gli States sono il secondo mercato di sbocco extra-Ue per i prodotti alimentari varesini, dopo il Regno Unito (126 milioni di euro). Importanti, nel mercato comune europeo, anche le destinazioni di Germania e Francia (territori in cui arrivano 74 milioni di euro di export ciascuno). E anche in termini di territori in cui le imprese varesine sono cresciute di più, gli Usa rientrano tra i primi posti con un +35,4%. A superarli, c’è il Belgio con una crescita del +44,9%, mentre a seguire, ci sono l’Austria (+31,5%), la Spagna (+15,8) e la Francia (+8,3%).
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