“Fermate prima le mani assassine”: la comunità di Samarate saluta Teresa Stabile, vittima di femminicidio
La vicenda ha suscitato profonda commozione e rabbia nella comunità samaratese. “Uccisa da un figlio sano del patriarcato”

Si sono svolti in forma privata a Samarate i funerali di Teresa Stabile, la donna assassinata dal marito (da cui era separata) una settimana fa, mercoledì 16 aprile, nel cortile dove entrambi abitavano, in via San Giovanni Bosco.
La chiesa parrocchiale della Santissima Trinità, si è riempita di centinaia di persone venute per l’ultimo saluto, sotto la “vigilanza” di volontari per assicurare che i giornalisti rimanessero lontani: oltre ad amici e famigliari, la vicenda ha suscitato profonda commozione e rabbia nella comunità samaratese, che ha avuto a che fare negli ultimi anni con diversi drammi che hanno visto vittime donne uccise da conoscenti e famigliari.
Anche in piazza si sono radunate molte persone, alle prese con il dolore e lo sgomento per l’omicidio, che Vincenzo Gerardi ha compiuto usando un coltello, aggredendo la moglie nella sua auto, a due passi dalla porta di casa.
«Il mondo ha perso dolcezza del tuo sguardo e delle tue mani. Il mondo ha perso – ha detto nel suo discorso funebre la zia -. Hai preteso di continuare a poter sorridere e coltivare i tuoi sogni. Le donne chiedono che le mani degli assassini siano fermati prima».
L’intervento alla fine della celebrazione è stato duro e con una prospettiva ben chiara:
«Teresa non è morta per mano di una creatura aliena, ma come dice Elena Cecchetin di un figlio sano del patriarcato. La violenza di genere è un fatto strutturale non simmetrico, il marcio di un grumo socio-culturale,politico ed economico che le istituzioni ignorano, la politica deride, l’educazione non scalfisce e spesso tutto viene inghiottito dai mass-media. Ma queta volta è la nostra Teresa non Netflix E le donne subiscono, ancora, ancora, ancora una ogni tre giorni!».
«Certo che venga fatta giustizia, senza se e senza ma. Ma le donne chiedono di piu’. Che le mani assassine vengano fermate prima,che non siano sempre solo le donne che debbano grattare alle porte dei commissariati per sentirsi dire “domani è un altro giorno..ci pensi bene…” il bravo ragazzo soffre la vuole bene o debbano seppur palesemente vittime nascondersi, annientarsi,lasciare alle spalle la loro vita e sparire! Ai segni di deragliamento emotivo,alle minacce, allo stolking, di questi bravi ragazzi le istituzioni dovrebbero correre in loro aiuto, si, aiutare i bravi ragazzi proteggendoli da loro stessi, dalla loro psiche, rieducandoli se possibile all’affetività, scardinando il marcio nelle loro menti. Accompagnandoli in un percorso salvifico e mettendoli in condizioni di non nuocere».

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