Sciopero degli avvocati, “corale“ la risposta dei penalisti varesini

L’astensione dalle attività proclamata dall’Unione delle Camere Penali italiane fattesi portavoci delle critiche sollevate a livello nazionale nei confronti del Decreto Sicurezza

toga tribunale apertura

Sostanzialmente “corale” è stata l’adesione degli avvocati penalisti all’astensione dalle proprie attività proclamata dall’Unione delle Camere Penali italiane. Anche il Foro Varesino, dove attiva la locale Camera penale che proprio il 9 maggio festeggia il suo 40^ compleanno, si è fatto portavoce delle critiche sollevate a livello nazionale nei confronti del Dl 11\4\25 n. 48 meglio noto come Decreto Sicurezza varato dal governo.

«Va subito detto che le osservazioni, al pari di quelle espresse in merito alla questione “separazione delle carriere dei Magistrati”, non sono state poste in chiave politica, ossia non si è trattato di una critica al Governo in quanto espressione di una determinata maggioranza», spiega per il consiglio direttivo il presidente avvocato Fabio Margarini.

«L’avvocatura penale, invece, ha mosso e voluto far sentire i propri rilievi da un punto di vista squisitamente tecnico-giuridico, al pari dunque di come avrebbe fatto laddove tale nuovo impianto normativo fosse stato emanato da un Governo espresso da una diversa maggioranza politica. E’ ovviamente fuori luogo immaginare che in questa sede si possa passare in rassegna e sottoporre a vaglio critico tutte le norme di cui si compone il corposo provvedimento apparendo invece più opportuno illustrare quali siano le principali criticità che le Camere Penali Italiane hanno voluto sottolineare. La prima fra tutte quella del ricorso al decreto legge che, oltre a non apparire sorretto dai presupposti di straordinaria necessità ed urgenza previsti dalla Costituzione, è andato a frustrare l’iter formativo ordinario di questa legge che già si trovava a buon punto bypassando per altri il dibattito parlamentare che normalmente precede e non segue l’emanazione di un provvedimento di legge Sotto altro profilo si è voluta muovere una forte critica all’impronta repressiva anziché preventiva del provvedimento che, in taluni punti, sembra addirittura non porsi in sintonia col principio di umanità che dev’essere comunque sempre sotteso ad ogni norma sanzionatoria così come richiesto dalla nostra Costituzione. Si pensi ad esempio agli articoli che riguardano la reclusione delle donne incinte o madri di prole in tenerissima età», spiega Margarini.

«Ma il testo nasconde altre insidie poco visibili a non addetti ai lavori, quali ad esempio alcune norme repressive in materia di terrorismo, che appaiono avere un contenuto poco definito, per non dire vago e che dunque si prestano ad essere interpretate in maniera non uniforme quando non addirittura arbitrariamente. Anche gli inasprimenti di pena previsti per alcuni reati (ad esempio in tema di manifestazioni di “resistenza passiva” ovvero l’accattonaggio) appaiono del tutto irragionevoli, soprattutto se si considera che questo potrebbe comportare un aumento della popolazione carceraria, già fiaccata da mille problematiche – prima tra tutte quella dei “suicidi dietro le sbarre” – senza la previsione di un incremento di spesa per il rafforzamento delle strutture detentive. Un provvedimento dunque che sembra essere stato adottato, e non è certo la prima volta che accade, più per cavalcare l’onda dell’emotività collettiva del momento piuttosto che per affrontare in modo meditato e preciso le problematiche cui esso è rivolto e che certamente sono reali. Non resta che confidare nell’esame che il Parlamento è chiamato a compiere in sede di conversione del provvedimento ove sarà ben possibile correggere le numerose storture di questo impianto normativo che ha il pregio di affrontare problematiche certamente concrete, ma che al tempo stesso non individua soluzioni che si pongano costantemente in linea coi principi generali del nostro Ordinamento giuridico», conclude l’avvocato Fabio Margarini.

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Pubblicato il 09 Maggio 2025
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