Trovata un’aquila reale morta a Porto Ceresio nel lago, “Colpa delle munizioni al piombo dei cacciatori”
L'esemplare di grande rapace sottoposto ad esame autoptico dal quale emerge con certezza un nesso fra l'avvelenamento da piombo e il decesso dell'animale. Gli ornitologi insorgono: "Mettere al bando munizioni inquinanti"

Un esemplare di aquila reale è stato trovato morto il 4 aprile scorso nelle acque del lago di Lugano, all’altezza del lido di Porto Ceresio. A lanciare l’allarme è stato Samuele Cassani, socio del Gruppo Insubrico di Ornitologia (GIO), che ha recuperato il corpo del rapace e avvisato immediatamente la Polizia Faunistica Provinciale.
Trasferito al CRAS Valpredina di Bergamo per le analisi necroptiche, l’esemplare è risultato affetto da saturnismo acuto: nel fegato erano presenti livelli di piombo pari a 1 mg/kg, riconducibili a munizioni di origine venatoria. «È l’ennesimo caso sulle Alpi – dichiara l’ornitologo Enrico Bassi – che conferma una situazione drammatica: oltre il 70% dei grandi rapaci alpini risulta contaminato dal piombo».
L’aquila reale è una specie protetta, inclusa nell’Allegato I della Direttiva Uccelli e classificata come “Quasi minacciata” nella Lista Rossa IUCN. Ma l’avvelenamento da piombo continua a rappresentare una delle principali minacce alla sua sopravvivenza, come già emerso da uno studio congiunto di ERSAF, ISPRA e IZSLER: su 252 carcasse analizzate, il 44% presentava livelli tossici e il 26% era vittima di avvelenamento acuto.
Il GIO, per voce del presidente Milo Manica, ribadisce l’urgenza di vietare l’uso del piombo nelle munizioni: «I dati sono chiari, è tempo di scegliere alternative atossiche. Il territorio e la fauna selvatica non possono più aspettare».
APPROFONDIMENTO A CURA DI ENRICO BASSI
La situazione è ancora più grave in Lombardia: su 45 carcasse di aquile reali, grifoni, gipeti e avvoltoi monaci recuperati morti o morenti sul territorio regionale, oltre il 70% di questi aveva ingerito schegge di proiettile di piombo che non hanno lasciato scampo. L’aquila reale analizzata in questi giorni (la 46esima) rappresenta l’ultimo esemplare di questa catena mortale che potrebbe interrompersi, se Regione Lombardia prendesse provvedimenti chiari e univoci di divieto totale dell’uso e della detenzione sul luogo di caccia di munizioni costituite da piombo sostituendoli con leghe atossiche quali rame (per la caccia agli ungulati) e acciaio per la piccola selvaggina (uccelli e piccoli mammiferi). Tutte le Aziende di munizioni in Italia ed Europa producono decine di modelli e tipologie con i materiali alternativi, che non creerebbero problemi di intossicazione.
“A oggi solo la caccia gode di una libertà quasi assoluta di disperdere piombo nell’ambiente, mentre quasi tutti gli altri settori lo hanno già bandito da tempo (benzine, vernici, tipografia, bigiotteria, ecc.) per la sua estrema tossicità che lo rende la sostanza più pericolosa al mondo insieme ad arsenico e mercurio come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)” conclude Bassi.
Solo misure concrete e tempestive possono garantire un futuro alle aquile reali e agli altri grandi rapaci che popolano i nostri cieli, oltre che tutelare le nostre tavole dato che la carne di selvaggina è ormai reperibile in supermercati e ristoranti. Anche in questo caso la posizione dell’OMS non lascia spazio a dubbi e interpretazioni, prescrivendo di non somministrare carne di selvaggina ai bambini sotto i 7 anni, alle donne in età fertile e agli anziani sopra i 70 anni.
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