Arrivano gli Outlaws, I fuorilegge del Southern Rock americano
Cappelli da cowboy, country rock e chitarre che si inseguono.

È davvero difficile descrivere quanto entusiasmo aveva suscitato il Southern rock in quegli anni: basti dire che si andavano a cercare i dischi di band ora dimenticate, quali i Point Blank e i Molly Hatchet, senza accorgersi che in realtà si trattava di tutto tranne che un genere molto omogeneo.
Se gli Allman Brothers Band sono da considerarsi i capostipiti del genere, il blues dovrebbe essere una sorta di marchio di fabbrica, ma ad esempio nel disco di oggi direi che ce n’è proprio pochino. Diciamo che erano dei gruppi che venivano da quella zona, in generale con formazione abbastanza numerosa perché avevano quasi sempre due o addirittura tre chitarristi solisti che si lanciavano in lunghi assoli.
Ma quello che ci stava intorno poteva variare molto, e negli impasti vocali di questi Outlaws, gruppo di Tampa in Florida, è difficile non vedere l’influenza degli Eagles o dei CSN di Marrakesh Express, che nulla c’entrano con Allman e Lynyrd. Pezzi country rock, quindi, ma con anche qualcosa di più tirato come il famoso pezzo finale che, non solo per struttura, lunghezza e posizione sul disco, non può non ricordare Free Bird.
Curiosità: sul titolo “Green grass and high tides” sono sempre stati fatti ovvi riferimenti alla marijuana. Più semplicemente sembra si siano rifatti al primo, celeberrimo Greatest hits dei Rolling Stones del 1966 che si chiamava “Big Hits (High Tide And Green Grass)”.
La rubrica 50 anni fa la musica
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