“Violentata nella notte da un uomo mascherato”, imputato il vicino di casa che finisce a processo a Varese
I fatti hanno visto come vittima un’artista che vive in Svizzera con una casa vacanza utilizzata da atelier sul lago di Lugano. Il giallo dello zaino trovato dai carabinieri sotto casa

È notte alta il 24 luglio 2021 quando al secondo piano di una casa nel centro storico di un paesino che si affaccia sul lago di Lugano, un’artista in vacanza, oggi 69enne, si sveglia di soprassalto per strani rumori: la porta di casa è chiusa, la finestra della stanza invece è aperta per sopportare il caldo. Proprio da qui, le luci dell’esterno provenienti dai lampioni mostrano una sorta di «ombra cinese»: è quella di un uomo che entra nella camera mascherato, salta addosso alla signora e cerca di violentarla.
Nella stanza si respira il panico, c’è trambusto, e la sorella della donna – anche lei cittadina svizzera e che dorme due stanze sopra, in mansarda – scende di corsa, accende la luce e si trova di fronte l’uomo che scende le scale ed esce dalla porta di casa, unico ingresso all’abitazione.
Questo è il racconto sentito in aula oggi, dove a parlare è la stessa parte offesa, costituitasi parte civile e rappresentata in giudizio dall’avvocato Fabio Margarini. La donna ha parlato per quasi un’ora, interrogata dal pm Lorenzo Dalla Palma, per offrire la ricostruzione il più dettagliata possibile dei fatti.
L’imputato è il vicino di casa (della sua casa vacanze, in Italia) della donna, un uomo di origini sudamericane che ora non vive più nel paesino ma in un’altra località rivierasca, sempre sul Ceresio: è padre di famiglia e molto più giovane della vittima. «Mi sono accorta che era lui per via di specifici tratti somatici, sebbene fosse mascherato con un bavaglio che gli nascondeva bocca e naso ma non gli occhi», ha raccontato la donna.
L’imputato, difeso dall’avvocata Laura Martello, dovrà rispondere di violenza sessuale e lesioni: la vittima – ha ricordato un carabiniere del nucleo operativo e radiomobile di Luino intervenuto la notte stessa sul posto – «era graffiata in faccia, sulle labbra, sul naso. Appariva spaventata, lei e la sorella».
Il prossimo step processuale, dinanzi al collegio presieduto dal giudice Andrea Crema (a latere Rossana Basile e Luciano Luccarelli), prevede l’escussione dell’imputato il 16 ottobre. Forse sarà anche il momento per fare chiarezza su uno zaino trovato nelle immediate pertinenze della casa della vittima (e quindi anche in quelle dello stesso imputato, che è praticamente dirimpetto alla villetta-atelier delle sorelle svizzere), zaino che conteneva vestiti e che la moglie dell’imputato aveva chiesto a un amico della stessa nazionalità di venire a ritirare «e di non dire nulla alla polizia», ha ricordato l’uomo chiamato a testimoniare dall’accusa.
Perché il mistero su quello zaino?
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