Blocco ai diesel euro 5: slitta al 2026 lo stop alla circolazione
L'emendamento presentato dal leghista Molinari approvato dalle commissioni Ambiente e Trasporti della Camera. Le regioni avranno più tempo per adottare misure alternative. "Una scelta di buon senso" il commento di Fontana

Le commissioni Ambiente e Trasporti della Camera hanno approvato l’emendamento al decreto Infrastrutture, a prima firma del deputato leghista Riccardo Molinari, che rinvia dal 1° ottobre 2025 al 1° ottobre 2026 il blocco alla circolazione dei veicoli diesel Euro 5 nel bacino Padano e che coinvolge Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
L’emendamento, sostenuto dal ministro Matteo Salvini, mira a rendere facoltativo il blocco, subordinandolo all’impegno delle Regioni a mettere in campo misure alternative per ridurre l’inquinamento. Inoltre, la limitazione si applicherà solo ai comuni con oltre 100mila abitanti, anziché 30mila come previsto in precedenza.
Secondo il ministro dei Trasporti, “la transizione ecologica non può essere imposta con divieti ma accompagnata con buon senso”, considerando che il provvedimento coinvolgerebbe oltre 7 milioni di veicoli, di cui più di 100mila commerciali.
I COMMENTI
«Una scelta di buon senso che, soprattutto in Lombardia, rende meno gravoso e oneroso un orientamento europeo a dir poco sproporzionato – così il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, commenta il via libera al rinvio di un anno del blocco per i diesel Euro 5 – Alle scelte ideologiche dobbiamo contrapporre azioni sostenibili. Sostenibili in ogni senso: per l’ambiente e per il sistema economico-produttivo».
Paola Pizzighini, consigliera regionale Movimento 5 Stelle Lombardia: «La schizofrenia del centrodestra oggi si esprime nella sua interezza a livello nazionale e regionale. Mentre in Lombardia si discute una legge sul clima a livello nazionale rinviano la transizione green. Come sempre la mano destra non sa cosa fa la mano sinistra. Di fatto spostano di un anno una componente molto importante del quadro che dovrebbe limitare le emissioni climalteranti. Le scadenze europee per la transizione green sono vicine, la prossima tappa è il 2030 e in Lombardia rischiamo di trovarci impreparati. Rinviare ogni volta le nuove regole che hanno la finalità di diminuire le emissioni climalteranti ha un prezzo che verrà pagato dai cittadini: sia letteralmente in termini di tasse per pagare le sanzioni di infrazione europea, sia in termini di eventi climatici estremi, quali quelli di questi giorni. Come M5S ci rendiamo conto che il nuovo quadro normativo europeo è sfidante, ma questo non deve indurci a rimandare infilando la testa sotto la sabbia, ma a porsi obiettivi ambiziosi mettendo in campo interventi coraggiosi su clima e ambiente».
On. Andrea Pellicini Deputato Fratelli d’Italia: «Il Governo ha recepito l’emendamento di Fratelli d’Italia (primo firmatario On. Fabio Raimondo) che rinvia di un anno, al 1° ottobre 2026, l’introduzione delle limitazioni strutturali alla circolazione dei veicoli diesel Euro 5 nelle regioni del Bacino Padano, cioè Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte. È una misura di buon senso, che tiene conto delle difficoltà concrete che tanti cittadini e imprese stanno affrontando. Non si può pensare di imporre un blocco generalizzato senza offrire alternative reali a chi ancora utilizza veicoli Euro 5 per lavorare, spostarsi o accompagnare i figli a scuola. Con questo è’ stato anche alzato da 30.000 a 100.000 abitanti la soglia demografica dei comuni in cui queste limitazioni si applicano prioritariamente. Questo vuol dire che molti centri medio-piccoli saranno esclusi dall’obbligo di introdurre i divieti di circolazione per questi veicoli. Non solo: anche dopo il 2026, le Regioni potranno evitare di introdurre il blocco ai mezzi diesel Euro 5 ad uso commerciale, se adotteranno misure alternative che permettano di raggiungere gli stessi obiettivi di riduzione delle emissioni. Insomma, è’ stato trovato un punto di equilibrio tra la tutela ambientale e la sostenibilità sociale, evitando forzature che avrebbero colpito in modo sproporzionato famiglie, artigiani, lavoratori e piccole imprese».
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