Carceri roventi, l’allarme di Astuti (PD): “La Regione tuteli salute e dignità di detenuti e operatori”
La proposta nasce dalla constatazione che in gran parte delle carceri lombarde i sistemi di refrigerazione sono assenti o inadeguati. Le temperature all’interno delle celle, soprattutto ai piani più alti, possono superare i 37 gradi
Dotare gli istituti penitenziari di sistemi di refrigerazione per tutelare la salute dei detenuti e del personale. È quanto chiede un ordine del giorno che il consigliere regionale del PD Samuele Astuti ha presentato all’assestamento di bilancio 2025-2027, in discussione in queste ore al Pirellone.
Nello specifico, il documento impegna la giunta lombarda a destinare risorse per l’acquisto di sistemi di refrigerazione – come ventilatori e deumidificatori – fornendo agli istituti penitenziari dotazioni minime, ma indispensabili per affrontare le ondate di calore sempre più frequenti.
“Nei mesi estivi – spiega Astuti – il caldo torrido rappresenta un rischio concreto per la salute dei detenuti, in particolare di quelli più fragili, come anziani e malati cronici o affetti da gravi patologie, soprattutto di tipo cardiaco e oncologico. Ma anche il personale che lavora all’interno delle carceri opera spesso in ambienti soffocanti e privi di refrigerio. È una situazione che non possiamo più ignorare”.
La proposta nasce dalla constatazione che in gran parte delle carceri lombarde i sistemi di refrigerazione sono assenti o inadeguati. Le temperature all’interno delle celle, soprattutto ai piani più alti, possono superare i 37 gradi, con gravi conseguenze sul piano fisico e psicologico.
“Il diritto alla salute non si sospende con la detenzione – prosegue Astuti –. In un contesto chiuso come il carcere, chi è privato della libertà personale non ha alcuna possibilità di difendersi dal caldo estremo. È nostro dovere garantire condizioni di vita dignitose, anche attraverso semplici ma essenziali strumenti come un ventilatore”.
“Non si tratta di un lusso – conclude il consigliere dem – ma di una misura di civiltà e di prevenzione sanitaria, che tutela non solo i detenuti ma anche chi ogni giorno lavora in condizioni spesso al limite della sopportabilità”.
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