La storia di Leonardo Dall’Oglio, artigiano che cerca un capo officina per salvare l’azienda di famiglia
Classe 1955, oltre cinquant’anni di lavoro alle spalle, otto dipendenti e una clientela fidelizzata. Leonardo racconta la difficoltà di trovare competenze e passione nel mestiere del meccanico
«È venuto anche per me il tempo del tagliando. Ho iniziato a 15 anni, appena terminata la terza media. Allora fare il meccanico era un sogno, si partiva da boccia e si cresceva». Leonardo Dall’Oglio è nato nel 1955 e nel 1982 ha aperto la sua officina, dopo anni di apprendistato e lavoro.
Oggi ha quasi 70 anni, otto dipendenti, tre figlie, di cui due, Stefania e Manuela, che lavorano con lui, e una decisione difficile da prendere: trovare un capo officina oppure chiudere. «Il problema non è il lavoro: abbiamo un portafoglio ordini pieno e tanti clienti. Ci manca la figura più importante, qualcuno che possa prendere il mio posto e mandare avanti l’azienda».
Una ricerca che alla New diesel car srl di Bisuschio dura ormai da anni e che oggi è diventata urgente. «Sono arrivato a un’età in cui ho bisogno di prendermi un po’ di spazio – ammette – ma non voglio lasciare tutto così. Cerco qualcuno che ami questo mestiere».
MANCANO LE COMPETENZE
Sporcarsi le mani piace sempre meno, anche se il lavoro non sporca mai. Edmondo De Amicis nel libro “Cuore” scriveva: «Il lavoro non insudicia. Non dir mai d’un operaio che vien dal lavoro: è sporco». Eppure negli ultimi anni la bontà o meno di un lavoro è stata messa in stretta relazione alla sua capacità o meno di insudiciare.
Leonardo Dall’Oglio spiega che la crisi non è economica ma di competenze. «È da vent’anni che nel nostro settore manca personale qualificato. Dopo il Covid la situazione è peggiorata: i giovani non si avvicinano più ai lavori artigianali».
È un problema diffuso: manca il meccanico, ma anche l’elettricista, l’idraulico. È un problema nazionale.
IL CONFINE
Varese paga anche la vicinanza con il confine. «Con la Svizzera così vicina siamo penalizzati: un ragazzo là prende 4-5 mila franchi al mese. Io non posso permettermi di dargli quelle cifre: con 2.000 o 2.500 euro sono già al limite» sottolinea l’artigiano. Il risultato è che le imprese restano senza ricambio generazionale. «Oggi tanti ragazzi scelgono liceo e università, pochi imparano un mestiere. Forse è anche colpa nostra, della mia generazione, ma il risultato è che manca la materia più importante e imprescindibile: il lavoratore».
SAPER RIPARARE UN MOTORE NON BASTA
Nell’azienda di Leonardo Dall’oglio c’è ancora chi ci crede: due figlie, un genero che ha lasciato il lavoro da insegnante per dare una mano e un giovane apprendista di 21 anni. «Ha passione, è molto bravo ma è ancora acerbo: non è in grado di portare avanti un’attività in autonomia».
Perché oggi non basta sapere riparare un motore: «Quando ho aperto io il 90% era lavoro d’officina e il 10% burocrazia. Oggi è 50 e 50. Devi essere anche amministratore e responsabile, non solo meccanico».
LA SUCCESSIONE IMPRENDITORIALE
Il nodo da sciogliere alla New diesel car è la continuità operativa. «Stefania e Manuela lavorano con me, la successione familiare c’è, ma senza un capo officina non possiamo andare avanti». E la prospettiva di chiudere non è solo una provocazione. «È la realtà. Me lo chiedono i clienti: “E adesso dove andiamo?”. Io li ho sempre seguiti, li ho avvisati quando scadeva la revisione, costruendo un rapporto di fiducia. Ma senza qualcuno che raccolga questo lavoro, tutto finisce». Leonardo lo dice con amarezza ma senza perdere lucidità: «Serve una persona che abbia dentro la voglia di fare l’imprenditore. Il lavoro si impara, la passione no». E aggiunge: «Ho amato questo mestiere tutta la vita. Spero di trovare qualcuno che lo ami quanto me».
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