Ad Agra riposizionata la lapide con le sanzioni quando l’Italia era la Russia contemporanea

La delibera consiliare spiega: "Un gesto senza allusioni, richiami o riferimenti ad alcuna ideologia: rappresenta e deve rappresentare soltanto il ricordo di un momento storico, di un passato che non si occulta"

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«Era il marzo dello scorso anno quando durante i lavori di messa in sicurezza di un edificio in piazza Pasquinelli è venuta alla luce questa stele (nella foto) – racconta il sindaco Luca Baglioni -. Dopo una prima ricerca di informazioni, non ci è parso vero constatare quanto fosse attuale il contesto narrato dalla lapide. A quell’epoca nel 1935 l’Italia veniva sanzionata economicamente dalla Società delle Nazioni per l’aggressione all’Abissinia ed oggi la Russia viene sanzionata analogamente per l’aggressione all’Ucraina. L’Italia è stata anche questo, non possiamo dimenticarlo».

Chiunque presti attenzione alle “pietre”, ne riceve in cambio informazioni che riguardano la propria storia. E’ il caso della lapide del “Ventennio” rinvenuta lo scorso marzo ad Agra: una pagina di storia che ritorna, ritrovata “per caso”, e che ora l’amministrazione ha voluto riproporre per offrire ai cittadini una testimonianza storica di quel periodo.

E’ il lontano, che poi così lontano non è, ottobre del 1935 e l’Italia – come oggi la Russia con l’Ucraina – attacca l’Abissinia invadendone i territori. L’11 ottobre di quello stesso anno la Società delle Nazioni, di cui la stessa Abissinia era membro, deliberò sanzioni economiche contro l’Italia per la violazione dell’art. Articolo XVI dello Statuto posto alla base dell’Organizzazione.

Le sanzioni imposte dalla Società delle Nazioni ed approvate da 52 stati membri diventarono operative il 18 novembre. Si trattò di sanzioni di carattere economico-finanziarie ed in particolare erano divise in tre provvedimenti quali il divieto di importazioni dall’Italia, di esportazione verso l’Italia di materie prime e di alcuni prodotti-chiave e misure di mutuo appoggio fra gli Stati sanzionatori.

La propaganda fascista – per indicare le sanzioni economiche deliberate dalla Società delle Nazioni – iniziò a utilizzare e far circolare espressioni quali Assedio societario ed inique sanzioni. Così, il 28 febbraio del 1936 giunse a tutti i Comuni del regno una disposizione da parte delle Prefetture che diceva: “Il Gran Consiglio del Fascismo, con sua decisione del 16 novembre u.s. stabilì che sulle case di tutti i Comuni del Regno fosse murata una pietra ricordo dell’assedio economico”. Le indicazioni incontrovertibili prevedevano che le targhe dovevano essere ‘eseguite’ in marmo bianco di Carrara, ricalcare uno specifico modello e la realizzazione poteva avvenire soltanto in tre formati di grandezza disponibili a seconda dell’importanza dei Comuni.

Le disposizioni si susseguirono nell’attesa della data in cui si sarebbe dovuta svolgere l’inaugurazione simultanea presso tutti i Municipi del Regno. E nel frattempo i Comuni dovevano individuare il punto idoneo sulla facciata dell’edificio comunale per la posa della lapide, lasciando “libero altro congruo spazio per l’apposizione di altra targa appendice, tra i sostegni della lapide a ricordo sopraddetta, riportante l’elenco dei paesi sanzionisti”.

Il 10 novembre 1936, quando le sanzioni erano ormai state revocate, su ordine del Capo del Governo si dispose – tramite un dispaccio indirizzato a tutti i Comuni – che alle ore 12 del 18 novembre si sarebbero dovute inaugurare le lapidi a ricordo dell’iniquo assedio economico, con delle celebrazioni brevi e solenni senza la pronuncia di alcun discorso.

Poche di queste lapidi sono sopravvissute e sono ancora visibili: dopo il 25 luglio 1943, in piena Guerra Mondiale, una gran parte di loro è stata abbattuta, scheggiata, abbandonata o riutilizzata in altro modo.

Poche, ma una di queste – in marmo bianco di 1,60 metri per 0,80 metri – è stata ritrovata ad Agra durante le opere di messa in sicurezza di un edificio comunale in via Pasquinelli, 1.  Recuperata e “restaurata” la pietra, oggi esposta non tanto sulla facciata della Casa Comunale – come nelle disposizioni dell’epoca – ma in fregio alla facciata dell’edificio dove è stata ritrovata, riporta la seguente dicitura: “18 novembre 1935, XIV. A ricordo dell’assedio/ perché resti documentata nei secoli/ l’enorme ingiustizia/ consumata contro l’Italia/ alla quale/ tanto deve la civiltà/ di tutti i continenti”

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Per chiarezza di intenti, la targa è stata esposta insieme a un documento descrittivo che contestualizza e narra dei fatti storici a cui la stessa si riferisce: «Il recupero con l’esposizione della lapide è essa stessa memoria eminentemente storica – è infatti quello che si legge nella delibera redatta dal consiglio comunale agrese – un gesto senza allusioni richiami o riferimenti ad alcuna ideologia: rappresenta e deve rappresentare soltanto il ricordo di un momento storico, di un passato che non si occulta e che la società civile sa ben discernere. Questa iniziativa – si legge in ultimo- si inserisce in un particolare momento, nel quale rivivono l’attualità delle sanzioni comminate da parte della Comunità Internazionale e la condanna per l’aggressione ad un altro Stato come fu, per l’Italia, l’intervento sanzionatorio da parte dell’allora Società delle Nazioni dopo l’invasione dell’Abissinia. Perché anche questa è stata la Storia dell’Italia» ed è proprio a partire da questa “verità” «che è partita una riflessione che ci ha portato a pensare ‘in chiave storica’ di riposizionare la lapide e renderla visibile proprio per il valore di documento storico e per la sua attualità di contenuti e senza, come ben sottolineato nella delibera d’indirizzo, allusioni richiami o riferimenti ad alcuna ideologia – spiega il primo cittadino-. Oltre al significato storico, tuttavia, mi piace sottolineare soltanto quest’altro aspetto narrato dalla lapide ed è quello che riguarda il Nostro Paese, l’Italia che davvero, nella sua storia, grazie al suo Popolo ed al suo genio, ha dato tanto, e tanto continua a dare sotto tutti gli aspetti in termini di cultura, innovazione, diritto, pensiero, arte ed in ogni altra umana espressione».

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Pubblicato il 03 Febbraio 2023
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  1. Blatera Molto
    Scritto da Blatera Molto

    ricordandoci sempre che i sanzionatori erano francia, belgio inghilterra e tante altre nazioni che hanno fatto dello sfruttamento coloniale la loro ricchezza

  2. Alberto Gelosia
    Scritto da Alberto Gelosia

    Riflessione sulle accise:
    nel 1935 le sanzioni non fermarono la guerra in Etiopia, ma, ebbero solo il bel risultato di far inventare la prima accisa sulla benzina.

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