L’automobilista del “vaffa“ sotto al tricolore: “Era un invito a farsi gli affari propri”
Dopo il caso dello “scandaloso“ sticker attaccato nel retro di un'auto raccontato da Varesenews, ecco il colpo di scena. Il responsabile: “Sono italiano”

Il “vaffa…..” sotto al tricolore? Nessun vilipendio alla bandiera, «solo un invito a farsi gli affari propri». Parola di italiano. La vicenda dello sticker considerato da molti un oltraggio al tricolore, e notato da un cittadino di Varese che aveva chiamato i carabinieri per quel suv parcheggiato all’Iper, ha fatto discutere, soprattutto sui social.
C’era chi, indignato, proponeva una pena esemplare, chi si faceva delle grasse risate sotto gli emoticon appropriati e chi sfoggiava il classico: “Se ne torni a casa sua allora”, dal momento che l’adesivo incriminato era stato attaccato sul retro di un’auto targata Ticino.
E difatti il proprietario del veicolo, di Mendrisio, non ha tardato a palesarsi con una telefonata al Corriere del Ticino per spiegare che non voleva – dice l’uomo al quotidiano svizzero – essere un’offesa al tricolore, bensì un invito che si rifarebbe di più a quel gesto tutto italico del «fatti gli affari tuoi”, esplicitato con la mano a cono, di decurtisiana memoria (leggi Totò, pseudonimo di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis Di Bisanzio).
Il proprietario dell’auto, che venne identificato ma non denunciato dai carabinieri della Compagnia di Varese (solo invitato a togliere l’adesivo) è italiano, di origini napoletane per l’esattezza e ha chiamato la redazione del Cdt per spiegare l’antefatto, le sue intenzioni, e per rivendicare forse anche quella libertà di espressione che appartiene a chiunque, anche se è apparsa a prima vista come su di un paio appena sotto la soglia del cattivo gusto.
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Potrebbe sempre provare a mettersi un’adesivo con la stessa scritta con la bandiera elvetica! Vediamo cosa succede.