«Io mi
chiamo Ciccio: e allora?». Questo il “tormentone” di un
recente spot di Pubblicità Progresso per sensibilizzare
l’opinione pubblica ai problemi e alle potenzialità dei
portatori di handicap. Da questo spunto ha preso le mosse
l’incontro organizzato qui ad Anche Io su handicap e media.
Per trattare
di questo delicato tema abbiamo invitato ospiti importanti
quali Giovanni Daverio, direttore del Ministero del Welfare,
Alberto Contri, presidente di Pubblicità Progresso, il
consulente Roberto Soru, Lorenzo Crosta, presidente della
Cooperativa Solidarietà, Angelo Nuzzo, direttore comunità
Anffas Maddalena.
Il dibattito
ha visto Nuzzo criticare in qualche misura l’approccio della
campagna “Io mi chiamo Ciccio”, a suo dire un po’
settoriale e incentrata su un dato tipo di disabile, mentre il
mondo dell’handicap è vasto e diversificato ed include al
suo interno diversi tipi di disabilità, da quelle
"leggere" che non pregiudicano il lavoro e
un'esistenza "normale" (ma che cos'è poi questa
normalità? Chi la può definire?) a quelle più gravi. Contri
ha risposto di aver inteso fornire uno spaccato di una singola
realtà dell'handicap - in questo caso la comunità
presso cui sono stati realizzati gli spot - anche per non
ricadere in un discorso generico.
Una persona
del pubblico, a sua volta portatrice di handicap, ha rimarcato
come troppo spesso i media facciano del pietismo sui disabili,
che invece sono spesso individui con capacità e talenti
sorprendenti e una ferma volontà di emergere anche in settori
che non ci si aspetterebbe.
Infine
Giovanni Daverio ha ammesso le grandi difficoltà incontrate
nell'affrontare queste tematiche in ambito politico. Le leggi
italiane sono all'avanguardia in Europa e nel mondo, ha
ricordato Daverio, ma la loro applicazione pratica resta
spesso una chimera e molto resta ancora da fare.
|