Quel pomeriggio,
il notaio si sarà certamente pentito di seguire la Varese
web. Abituato a trattare con le aziende, con regole precise,
statuti, consigli con deleghe di potere definite, si è
trovato di fronte a quattro organizzazioni ognuna con
caratteristiche diverse faticando non poco a trovare le
soluzioni giuridiche adatte a una società di capitali. Non
era l'ambiente per far festa, ma quel giorno è stato
certamente particolare.
Il grande sindacato, bello o brutto, moderno o obsoleto come
pensa qualcuno, quello che "avrebbe rovinato il
paese" per altri, ha risposto positivamente al nostro
appello.
Per noi questo è stato un passaggio importante. Il sindacato
è la più grande organizzazione in Italia. Una realtà
complessa, ma che piaccia o meno rappresenta i lavoratori e
gli interessi dei ceti più deboli. Le quattro confederazioni,
la Cisl era ancora divisa in due territori, sono diverse tra
loro e questi sono stati gli anni delle spaccature, ma a
Varese si è respirata un'aria diversa. Con tutta la fatica
possibile è continuato un lavoro comune e degli ottimi
rapporti tra le parti sociali tanto che la concertazione non
ha mai avuto momenti di stop.
Questo clima e la sensibilità di tanti dirigenti hanno
permesso di far nascere una delle esperienze editoriali più
interessanti nel nostro paese. Il sindacato è così passato
dall'essere un interlocutore importante, a socio diretto
dell'impresa.
Siamo a disagio nel dover pensare a un elenco di persone
perché sono davvero tante. Ci perdonerà chi non ci si
ritrova, ma il nostro ringraziamento va a tutti, dai segretari
all'ultimo delegato di fabbrica. Iniziammo con la Fim di
Sergio Moia, la uil di Marco Molteni e la Cgil di Sandro
Zaccarelli e Gianmarco Martignoni, nostro collaboratore e
grande amico. Oltre a loro un grazie davvero di cuore a Ivana
Brunato, Flavio Nossa e Umberto Colombo della Cgil, a
Gianluigi Restelli e Gigi Maffezzoli della Cisl.
Un'avventura non facile, ma che meritava di essere vissuta.
L'augurio è che questo rapporto come i vini buoni migliori
via via che invecchia.
La festa sarà anche la loro festa, la nostra festa.
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