|
Politica - La grande infrastruttura passerà dal paese e gli aspiranti sindaci preparano la lista della spesa da presentare alla società Pedemontana: lavoro, sgravi fiscali, risorse per la viabilità interna, assistenza agli espropriati. Un candidato subì già molti anni fa un esproprio durante la costruzione dell'Autolaghi
A Gazzada la sfida viaggia sulla Pedemontana
La Pedemontana si farà. Questo è l’unico punto sui cui i quattro candidati sindaco di Gazzada-Schianno sono d’accordo. La grande via toccherà anche il loro comune, chiedendo in sacrificio cento proprietà, tra case e terreni, che andranno espropriati. In cambio riceveranno l’indennizzo, secondo il valore di mercato, più il 10 per cento per il disagio subìto. L’ufficio tecnico del comune ha già istituito uno sportello per assistere la "centuria nominata". «Abbiamo avvertito gli espropriati con una lettera– spiega Ruggero Talamona, assessore uscente al Bilancio e alla Viabilità e candidato nella lista “Noi per voi”-. Allo sportello oltre alle informazioni c’è la modulistica per le osservazioni e l’assistenza per la compilazione. Ho incontrato alcuni espropriati: qualcuno è arrabbiato, qualche altro è rassegnato. Sulla destinazione delle case espropriate, credo che la società Pedemontana le utilizzerà per la logistica».
Un’altra questione aperta è quella relativa al casello tra Morazzone e Gazzada. Ipotesi che, secondo Talamona, peggiorerebbe la situazione: «All’assessore provinciale Baroni abbiamo detto che ci opponiamo a questa ipotesi perché è inutile farsi illusioni: uno, piuttosto che pagare, esce prima. Con il risultato che quel traffico si riverserà sul territorio di Gazzada». L’attuale maggioranza non ha rinunciato a chiedere delle variazioni alla società Pedemontana. «Quello che noi possiamo fare – conclude Talamona – è limitare l’impatto sul territorio, quindi abbiamo chiesto l’eliminazione delle complanari e l’impiego dei soldi risparmiati, circa due milioni di euro, per la viabilità interna. Noi pensiamo ad una corsia che raccordi la strada provinciale con la gallaratese, soluzione che eliminerebbe il 50 per cento del traffico che gravita su via Gallarate e le code in via Morazzone. La società Pedemontana ha dato disponibilità, adesso ci vuole l’ok del Cipe».
Un no secco al casello arriva anche dalla candidata sindaco per la Lega Nord e indipendenti, Cristina Bertuletti in Scotton. «È assurdo e inaccettabile che la Società Pedemontana - dice la candidata del Carroccio - pur portando avanti un'opera strategica che il Nord aspetta da anni, intenda creare un casello proprio tra Gazzada Schianno e Morazzone. In particolare é un oltraggio ai tanti Gazzadesi che oltre a vedersi espropriata casa e terreni sarebbero pure beffati nel transitare a pagamento su quella stessa strada progettata sulle loro proprietà. In questo senso mi auguro che l'azione politica contro il casello portata avanti dal Sindaco di Buguggiate Alessandro Vedani e alla quale si uniranno le Amministrazioni dei Comuni interessati consenta un riesame del progetto viabilistico, la salvaguardia di almeno parte delle abitazioni e la creazione di un svincolo verso Gazzada che bypassi il problema delle code a passaggio a livello chiuso».
Rosi Brandi, candidata sindaco per il Popolo delle Libertà, si affida al realismo. Preso atto che l’opera si farà, va oltre, cercando "un ritorno"a favore della cittadinanza: «Questo progetto c’è dal 2003 e la macchina mi sembra talmente avanti che l’unica cosa che un amministratore puo’ fare in questa fase è chiedersi quale impatto avrà il cantiere della pedemontana sul territorio. E poiché l’opera è decisa io non posso fare altro che cercare di spuntare migliori condizioni per i miei concittadini. Chiederei in ordine: più risorse per aumentare di almeno quattro unità la presenza di vigili urbani perché il cantiere porterà un flusso di traffico straordinario; sgravi fiscali sulla tassa dei rifiuti, sull’ires e una dilazione sull’iva per le imprese della zona, dalla più piccola alla più grande, perché questa presenza causerà delle perdite; un presidio notturno dell’area perché un grande cantiere è un’area rischiosa; il rispetto delle norme di sicurezza e della 626, in quanto c’è un problema di immagine per il Paese ma soprattutto di sostanza per chi ci lavora, in gioco c’è la salute delle persone; un canale preferenziale per l’assunzione nel cantiere di quei cittadini gazzadesi disoccupati, in mobilità e in cassa integrazione; un servizio di accompagnamento per gli espropri. Perdere una casa, per quanto bene si venga indennizzati , è un fatto traumatico e le persone non si devono sentire sole».
Claudio Tosetto, candidato sindaco della lista "Progetto Comune", dopo aver “interrogato” i polmoni dei gazzadesi, ritorna sull’argomento viabilità: «Noi il 3 giugno prossimo faremo su questo tema un incontro pubblico alle scuole medie e per l’occasione abbiamo invitato il responsabile del registro tumori della Lombardia, perché alla fine è di salute che si parla. Ciò che un amministratore deve fare è cercare di limitare l’impatto dell’opera sul territorio. Come? Usando il buon senso. E non mi sembra che un casello con pedaggio sia una scelta di buon senso. Esistono sistemi di pedaggio ad alta tecnologia, esistono sistemi di tutoraggio per monitorare l’emissione degli scarichi delle macchine e sulla base di quei rilevamenti prendere le contromisure, ad esempio sulla velocità o sul carico di presenze automobilistiche. Sono sistemi già usati e collaudati in Europa. La presenza del cantiere sarà ingombrante e allora chiederemo alla società Pedemontana un ritorno per il territorio a partire dall’occupazione per quei gazzadesi senza lavoro. Sugli espropri posso parlare della mia esperienza. Quando realizzarono il quadrifoglio, l’uscita dell’autolaghi a Gazzada, espropriarono i terreni di mio padre e la nostra casa fu l’ultima abitazione risparmiata. Ricordo bene quella sensazione e quindi capisco ciò che prova oggi un espropriato. A chi viene tolta la casa, per quanto l’indennizzo sia adeguato, si aggiunge il senso della perdita di un bene costruito con i risparmi di una vita. Insomma, i cittadini che subiscono l’esproprio non devono essere lasciati soli, occorre accompagnarli. Il mio pensiero va anche a quelli la cui casa è stata risparmiata perché magari a venti metri dall’infrastruttura: hanno evitato l’esproprio, ma dovranno subire la Pedemontana».
M. Man. Giovedi 21 Maggio 2009
|
|