Saronno - Vito Tramacere spiega la propria linea che lo ha portato alla creazione della lista civica Saronno Si-cura, in attacco frontale all’alleanza Pdl, Lega Udc e alla sua candidata
Tramacere: «Con questo centrodestra si torna indietro di vent’anni»

 

Si occupa di politica da quando aveva 14 anni, a fasi alterne, dapprima iscritto alla Federazione italiana giovani comunisti, fino ad arrivare alla fondazione a Saronno del circolo locale di Forza Itala, da cui è poi stato radiato. Vito Tramacere ha 57 anni, divorziato da 25, si definisce non cattolico e ha due figli. Presidente del Saronno calcio per sette anni, presidente della Corpo musicale cittadino, commercialista da sempre e revisore contabile anche a Sesto san Giovanni con Filippo Penati (mentre racconta lo chiama ancora “il mio sindaco”). Tramacere non ha peli sulla lingua e si definisce un uomo di destra e centrodestra, con il cuore rivolto al sociale. Non nasconde di aver fondato la lista civica Saronno Si-cura anche per non far eleggere Annalisa Renoldi, candidato della “corazzata” Pdl, Lega, Udc: «Non è la persona giusta per fare il sindaco, tutto qui. Quando non so cosa scegliere, sono molto rigido, questa è la mia linea di condotta. Sarei stato disponibile a un’alleanza con il centrodestra, ma avevo chiesto un cambio di persone, e di candidati, che non c’è stato. Mi hanno solo offerto cariche, non hanno dimostrato alcuna voglia di cambiare».
 
A cosa punta con queste elezioni?
«La corazzata della Renoldi dà per scontato di non andare al ballottaggio, di avere oltre il 60 per cento dei voti. Ma la candidata non è Gilli. Se si andasse al ballottaggio, di sicuro sarò contro la Renoldi, nessun sostegno: se proprio i miei elettori non ce la faranno a votare qualcuno del centrosinistra dirò loro di andare al mare».
 
Passiamo al programma. La prossima amministrazione dovrà stendere il Piano di Governo del Territorio. L’urbanistica è un tema ancora molto dibattuto a Saronno con poche aree ancora edificabili. Le aree dimesse, per un totale di quasi 500 mila metri quadri, sono sicuramente una risorsa. Ma come gestire questa situazione?
«Le aree dimesse non possono essere più urbanizzate ad abitazione. Non possono nemmeno essere espropriate. Si deve individuare nel Pgt la possibilità di edificare non costruendo condomini ma infrastrutture di tipo associativo, come asili nido o ricoveri per anziani. Ovvero tutto ciò che non riguardi il sistema abitativo, che non sia residenziale. Così non ci saranno servizi indotti perché si aumenta il numero di abitanti. Tutto ciò che è possibile costruire, magari in altezza per lasciare sazi verdi disponibili, è un’edificazione che trovi la quadra tra pubblico e privato. Inoltre con l’interramento della ferrovia in città, che è tra le proposte del programma, si creerebbe davvero una grande spina verde».
 
Ma chi pagherebbe questo interramento della ferrovia?
«È un progetto di almeno tre lustri che potrà essere inaugurato tra tre sindaci, ma è necessario. È un progetto che dovrà essere regionale e che prevede fondi statali. Ma serve una rappresentanza politica cittadina, regionale e parlamentare, che oggi non c’è».
 
A metà strada tra Milano e Malpensa, Saronno è diventata sempre più una città multietnica. Come affrontare questa realtà? Cosa fare?
«Parto dall’esperienza dei miei campi sportivi. Gli addetti ai campi sono anche di pelle nera. Gente che lavora e che merita. È la gente che non lavora perché non vuole lavorare che non merita. Nel mio cuore di 14enne la battaglia per il sociale è rimasta. Per cui serve un’integrazione a tutti i livelli, ma non una ghettizzazione, sono contrario alle scuole per soli arabi».
 
Due amministrazioni Gilli. Come giudica gli ultimi dieci anni di governo cittadino?
«Preferisco rispondere a una domanda diversa: come giudico il consiglio comunale della seconda amministrazione Gilli. Un consiglio che è tornato indietro di quasi 15 o 20 anni rispetto alle leggi. È il sindaco che fa il programma e chi è d’accordo con lui lo segue. Non esiste il programma scritto a quattro mani dalle segreterie di partito, altrimenti il sindaco diventa il burattino che esegue. Quello che sta accadendo è un ritorno al passato. L’attuale dirigenza di Forza Italia, perché il Pdl non esiste, sta tornando anche a prima del ’92. Sta risorgendo a Saronno il sistema per cui l’assemblearismo comunale si occupa di tutto tranne che degli indirizzi strategici del comprensorio. Sono risorte le lobby di partito che hanno voluto imporsi con un potere più forte costringendo Gilli a non fare il sindaco ma la trottolina».
 
Palazzo Visconti è l’edificio più antico della città, distrutto da un incendio due anni fa. Oggi inutilizzato. È una priorità il suo recupero? Dove trovare i fondi?
«Non se ne farà niente per i prossimi vent’anni. Servono almeno 15 milioni di euro. Il bilancio del comune non potrà mai arrivarci perché spreca ogni anno un milione di euro per il teatro. Si dovrebbe smettere di sostenere il teatro e fare un mutuo per questo recupero. Preferiamo ristrutturare palazzo Visconti o chiudere le case di riposo per anziani? Non si può nemmeno discutere su cosa farne. Palazzo Visconti non è una priorità se le priorità sono gli anziani, il lavoro, la salute e la casa».
 
Saronno è al centro di tre province, quasi quattro con la futura Monza. Quale identità ha oggi la città? Come consolidarla o rinnovarla?
«Saronno è nella mia testa un gruppo di 125 mila abitanti, non si deve considerare solo la città, ma tutto il comprensorio di 14 comuni a cavallo con tutte queste province. Se si considera quest’aera il Saronnese sarebbe la terza città della Lombardia, ma con una rappresentanza regionale e nazionale che conta meno di Bollate e Quartoggiaro. Dobbiamo abbassare le orecchie come saronnesi e pensare come grande città insieme agli altri comuni, creando un coordinamento strettissimo in cui Saronno è solo il quartiere principale. Allora si potrà parlare di infrastrutture e altro».
 
Secondo lei chi la voterà?
«Mi voteranno i leghisti, che sono in lista con me e che verranno sicuramente radiati dal partito. Gli amici del Pdl, anch’essi in lista con me e che non potranno essere radiati perché non esiste il Pdl, e gli elettori di centrodestra perché sanno che vanno sul sicuro. Se io mi aspetto il 5 per cento, può anche darsi che questo diventi il 9 per cento e in questo caso la sconfitta del centrodestra sarebbe una catastrofe».
M.S.
Venerdi 22 Maggio 2009