Saronno - Incontro con Dario Lucano, medico ed assessore uscente, candidato sindaco della lista civica “Noi per Saronno”, apertamente contro l’alleanza Pdl-Lega e il suo candidato
Lucano: «Per crescere bisogna lavorare di più con i comuni vicini»

 

Dario Luano ha 63 anni ed è candidato sindaco per la lista civica Noi per Saronno. Da anni attivo nella vita politica e cittadina (è medico, sposato, con due figlie), è stato cofondatore del Partito Federalista di Gianfranco Miglio e membro del Direttivo Nazionale. In città ha ricoperto la carica di Presidente del Consiglio Comunale nel primo mandato Gilli e Assessore ai Lavori Pubblici nel secondo mandato eletto nella lista di Forza Italia. Non ha aderito alla nascita del Popolo delle libertà e ha deciso di presentarsi da solo perché alla «scadenza del mandato si doveva scegliere un nuovo Sindaco capace, efficiente, stimato dalla maggioranza dei cittadini, con un curriculum vitae considerevole e l’entrata in campo della Lega faceva sperare che si rompesse la spirale di contraddizioni presente all’interno della maggioranza. Invece le fazioni contrapposte, che ricominceranno presto a litigare rendendo ingovernabile la città, si sono momentaneamente compattate e hanno indicato come candidato Annalisa Renoldi, professionista della Politica, da dieci anni in aspettativa dal suo lavoro perché troppo oberata dalla fatica di presentare un bilancio provvisorio e uno definitivo all’anno, facendosi quindi pagare dal Comune, cioè da tutti noi cittadini, i contributi. Quindi perché ho deciso di presentarmi da solo? Perché voglio conservare il rispetto di me stesso e che mia moglie e le mie figlie mi continuino a rispettare come persona».
 
A cosa punta con queste elezioni?
«Essenzialmente a contrastare questo malcostume politico in cui le candidature sono decise esclusivamente dall’alto o da qualche fazione formatasi all’interno degli iscritti ad un partito, in cui i cittadini sono considerati solo dei numeri perché non hanno altra scelta che quella di mettere una crocetta su un simbolo. La lista Noi per Saronno andrà quasi sicuramente all’opposizione, ma i suoi componenti avranno l’orgoglio di essersi battuti per due concetti che sembrano abbandonati dalla politica: libertà e rispetto di sé stessi».
 
Passiamo al programma. La prossima amministrazione dovrà stendere il Piano di Governo del Territorio. L’urbanistica è un tema ancora molto dibattuto a Saronno con poche aree ancora edificabili. Le aree dimesse, per un totale di quasi 500 mila metri quadri, sono sicuramente una risorsa. Ma come gestire questa situazione?
«Mi terrorizza l’incubo dell’area ex-Cantoni che potrebbe portare ad una edificazione assurda con ripercussioni enormi per decine di anni sulla vita cittadina e dei comuni limitrofi: purtroppo, il vigente PRG, approvato dall’ultima amministrazione di sinistra Tettamanzi, ha destinato un terzo dell’area ex Cantoni ad insediamenti commerciali, in una zona priva di viabilità. A queste follie urbanistiche si deve contrapporre la volontà di un nuovo P.G.T. da concordare con i Comuni contermini e soprattutto una visione complessiva delle aree dismesse; è necessario considerarle come un comparto unico, in modo da riuscire a ottenere il massimo della salvaguardia del territorio e la massima riduzione delle cubature; sarebbe meglio costruire in altezza con l’accorpamento di volumetrie di aree anche distanti in un’unica area, così da realizzare grandi spazi verdi sulle altre; si devono preservare il più possibile le rimaste aree verdi, tra cui anzitutto l’agro saronnese, a nord ovest della città, Via Campo dei Fiori, destinato a polmone verde in congiunzione con il Parco del Lura dall’amministrazione Gilli, per evitare che, con la scusa di una tangenziale nord, si urbanizzi anche questa grande risorsa agricola. Si deve puntare su un’edilizia di qualità e sostenibile per l’ambiente ed il risparmio energetico».
 
A metà strada tra Milano e Malpensa, Saronno è diventata sempre più una città multietnica. Come affrontare questa realtà? Cosa fare?
 
«Ho avuto amici gialli, neri, bianchi, ebrei, cattolici, credenti e osservanti, atei, eterosessuali e omosessuali, maschi e femmine, meridionali e settentrionali, e mi sono sembrati sempre tutti eguali. Tuttavia si trattava sempre di persone che studiavano, lavoravano e vivevano onestamente senza pesare sulla società che li ospitava. Erano tutte persone che si integravano nel nostro modo di vivere e che non pretendevano che io mi adattassi al loro; se fossi andato da loro sarei stato io ad adattarmi. Non mi disturba che un ebreo non lavori di sabato, né che il mio ospite musulmano non mangi il cotechino con le lenticchie; mi basta che non mi obblighi a fare altrettanto e che non pretenda scuole speciali per i suoi figli. Mi disturba molto che non lavori, che delinqua e esigo che non sia un parassita per la società, ma che sia un apporto costruttivo. Quindi deve essere favorita l’integrazione, la lotta al lavoro nero clandestino, alle sordide speculazioni degli affittacamere che devono essere perseguiti, controllando gli edifici dismessi per evitare l’occupazione abusiva. Inoltre devono essere potenziati i controlli sul territorio da parte delle forze dell’ordine, dando anche ai vigili le qualifiche adeguate».

Due amministrazioni Gilli, in cui lei è stato tra i protagonisti. Come giudica gli ultimi dieci anni di governo cittadino? Quali critiche?
«I primi cinque anni sono stati splendidi ed irripetibili, poi le divisioni all’interno di FI, di cui ho già detto, hanno reso difficile proseguire come prima, anche se Gilli è stato veramente grande riuscendo comunque a ottenere ottimi risultati. Forse per questo non è stato voluto nella lista del PDL: avrebbe dato ombra ai personalismi di altri, che le hanno tentate tutte per mandarlo a casa prima del tempo».

Palazzo Visconti è l’edificio più antico della città, distrutto da un incendio due anni fa. Oggi inutilizzato. È una priorità il suo recupero? Dove trovare i fondi?
«Prima di tutto non è stato “distrutto” in quanto l’incendio è stato limitato, grazie al pronto intervento dei pompieri, ad una parte del tetto e al primo piano corrispondente. Attualmente è stato messo in sicurezza e restaurato in tutta la parte danneggiata dall’incendio, che è diventata la parte in miglior stato, ed è possibile attendere anche qualche anno prima di iniziare il restauro totale, il cui costo, secondo la destinazione d’uso, varia tra i 12 e i 20 milioni di euro. Il Comune non ha attualmente questa disponibilità finanziaria né ritengo che potrà averla nel medio termine, data la situazione economica generale e sarà già molto se sarà possibile mantenere la qualità e quantità dei servizi attuali. Chi fa altre promesse sta solo prendendo in giro i cittadini. Ritengo comunque che solo il progetto di portarvi il Municipio, già approvato dalla Soprintendenza, possa essere attuabile, per assicurare una gestione economica e per mantenere l’uso pubblico all’edificio».
 
Saronno è al centro di tre province, quasi quattro con la futura Monza. Quale identità ha oggi la città? Come consolidarla o rinnovarla?
«La città si sta avviando verso un terziario avanzato e bisogna privilegiare le situazioni che favoriscano la recettività temporanea (come alberghi e bed and breakfast), la viabilità e i parcheggi. Il comune si dovrebbe far carico di favorire i settori della ricerca avanzata presso la struttura universitaria, situazione per la quale mi sono adoperato in ogni modo, ma assurdamente ho trovato ostacoli negli stessi componenti della giunta che non hanno voluto accettare una proposta dell’Università dell’Insubria intesa a favorire questa possibilità. Saronno deve consolidare, con il consenso, la sua funzione comprensoriale nell’economia, nella cultura, nella scuola, nella sanità, nei servizi, accettando anche di decentrarne alcuni nei comuni vicini».
 
Secondo lei chi la voterà?
«I Saronnesi che non vogliono essere condizionati dai giochi delle spartizioni dei partiti, che non vogliono credere alle vane promesse elettorali di chi offre miracoli che non potrà mantenere data l’attuale situazione economica, che vogliono un governo cittadino che tuteli gli interessi della propria città e che Saronno sia amministrata con decisione ed autorevolezza da un gruppo di persone serie, che non hanno alcun interesse economico personale nella politica».
Manuel Sgarella
Mercoledi 27 Maggio 2009