Saronno - Intervista al candidato sindaco della lista civica Tu@Saronno. “Da soli per convincere chi è arrabbiato che le elezioni locali sono fondamentali per la democrazia”
Proserpio: “Vogliamo costruire una città già costruita”

Angelo ProserpioAngelo Proserpio ha 64 anni e per il secondo anno consecutivo si presenta alla città come candidato sindaco, sostenuto dalla lista civica da lui fondata Tu@Saronno, una lista che vuole essere alternativa ai partiti, senza colori politici, ed espressione della città. Proserpio ha una lunga esperienza politica, di oltre 40 anni, che lui stesso definisce a “fasi alterne”; è stato consigliere comunale a Saronno negli anni ’80, ha ricoperto anche la carica di assessore, nel 2001 è stato candidato alla camera per l’Ulivo. Oggi è presidente della Società storica saronnese, mentre lo scorso anno, dopo un buon risultato al primo turno delle elezioni amministrative (raccolse il 12% ma lo sostenevano anche Italia dei valori e Saronno Futura), quest’anno ha deciso di correre in solitaria e non appoggiare subito il candidato sindaco del centrosinistra, Luciano Porro. «Mi sono accorto che è proprio questo il modo per convincere quelli che sono arrabbiati e delusi che le elezioni amministrative locali sono fondamentali per la democrazia – spiega Proserpio -. La democrazia parte dal basso e questo, la partecipazione, è il primo passo per governare bene».

 
Se si dovesse andare al ballottaggio cosa farà?
«Bisognerà vedere. Lavorerò con tutti coloro che vorranno veramente un cambiamento con la precedente amministrazione. Che sia io il candidato sindaco o che sia io a dover scegliere con chi stare, la mia indicazione sarà per una rottura rispetto al passato, con tutti coloro che vogliono seguire questa linea».
 
Qual è oggi l’esigenza primaria di Saronno?
«L’esigenza primaria di Saronno è immateriale da un lato, ovvero recuperare la fiducia nella buona amministrazione e nella partecipazione. Dall’altro vi è la manutenzione con un doveroso controllo da parte dell’amministrazione comunale. A me sembra che non basti scrivere nel bilancio che la manutenzione si fa, se poi il risultato è quello che vediamo oggi. Poi c’è un terzo aspetto che è quello più suggestivo: il nuovo progetto della città, il nuovo scenario, per un rapporto diverso con gli altri enti che rappresentano il territorio: Saronno è da troppi anni senza una rappresentatività e questo scenario dovrebbe ridare alla città quello che si merita. Superare gli assurdi confini delle province è fondamentale. Fondamentale pensare all’interramento della ferrovia che oggi taglia in due la città».
 
Saronno ha un’alta densità abitativa, si parla tanto di cementificazione, passata e futura. Come affronta questa problematica?
«Si può affrontare nel senso che non si cementifichi più. Non si butta più cemento laddove cresce l’erba, come canterebbe Celentano. La cementificazione è esattamente quello che non vogliamo più che avvenga. Al massimo, noi abbiamo davanti uno sviluppo edilizio che comporti solo una riqualificazione delle parti già costruite. Per dirla come uno slogan, noi vogliamo costruire una città già costruita, naturalmente nel segno della sostenibilità ambientale. Nessuna nuova costruzione nei terreni oggi non edificati, anche perché vorrebbe dire saturare il territorio di Saronno».
 
Esiste un problema sicurezza oggi?
«Nei termini in cui la si vuole far capire, no. Non siamo in una situazione drammatica. Certo, ci sono episodi che sono spiacevoli e inquietanti, che moltiplicano la paura. Questi episodi vanno stroncati con la massima decisione, con un coordinamento e un potenziamento delle forze di pubblica sicurezza. Invece esiste un altro tipo di sicurezza che è la causa della paura e dell’insicurezza dei cittadini: l’immagine di una città che è degradata dall’assenza del sistema pubblico. Lasciare in rovina gli edifici pubblici, trascurare le strade, non mantenere il patrimonio pubblico come le scuole, porta una città a essere insicura».
 
Palazzo Visconti qual è il suo futuro?
«Bisogna smettere di sognare. È chiaro che sia un bene culturale della città e non solo. Ma come tale deve essere utilizzato solo se idonea. Non bisogna aver fretta. Bisogna prima fare uno studio di fattibilità: costa l’1 per cento dell’intervento di restauro o ricostruzione. Uno studio di fattibilità sarebbe preziosissimo. Solo allora potremo capire l’offerta potenziale che il Palazzo potrebbe dare alla città. Costa poco, facciamolo».
 
Un appello agli elettori?
«Gli elettori devono credere che una persona come me, arrivata a 64 anni senza sgomitare o senza chiedere di fare della politica la propria ragione di vita, può essere una persona che induce a superare le rassegnazioni e le diffidenze. Gli elettori devono chiedere a me di compiere un dovere civico che vada nell’unica direzione che interessa loro, ovvero dei diritti da esercitare. Si può sognare una città diversa così come si può anche chiedere una città a misura di pedone, di ciclista, a misura di cittadino».
Manuel Sgarella
Giovedi 18 Marzo 2010