Gallarate - Marco Predazzi del Melo risponde a Nino Caianiello, che sabato ha definito "nicchie di potere" le Acli e il Melo. E chiede di evitare divisioni di fronte al "regime"
"Non si può dividere la città tra elettori e nemici"

Quella definizione, "nicchie di potere", non è piaciuta proprio al Melo e alle Acli. È stato il plenipotenziario del PdL Nino Caianiello, sabato, a definire così le due associazioni gallaratesi, che avevano organizzato due incontri con tutti i candidati sindaci. «Il nostro candidato Massimo Bossi è disponibile al confronto» ha detto sabato Caianiello, salvo poi escludere «certi posti dove veniamo invitati all'ultimo momento e dove non si cerca il confronto». Marco Predazzi, presidente del Melo onlus, considera gravissime le affermazioni di Caianiello: «Definire “nicchie di potere” pilastri benemeriti della società civile come il Melo e le ACLI» assume «una devastante connotazione etica e politica, la cui gravità ci auguriamo non sfugga anche ai sostenitori del PdL che ancora riconoscono il valore essenziale della sussidiarietà». Per Predazzi questo è il centro della questione, è grave da parte di chi governa «la divisione della comunità locale in elettori e nemici del regime, là dove in realtà esiste un’unica, fortunatamente pluralista, società civile impegnata ogni giorno per la costruzione della città, quanto e più di una stessa amministrazione civica».

Predazzi - che nell'ultimo incontro-dibattito al Melo è stato molto critico - ricorda ancora realtà che la società civile chiede a tutte le rappresentanze politiche «attenzione e dialogo» e ricorda che solo pochi mesi fa era stato ospite del Melo proprio l'ex sindaco Mucci «che senza contraddittorio alcuno aveva potuto illustrare agli allievi dell’Università del Melo i successi del suo mandato lo scorso dicembre». Il rappresentante del Melo si chiede dunque se «esiste internamente al PdL una seria “questione gallaratese”, a meno di pensare che Melo, ACLI, oratori e parrocchie siano improvvisamente divenuti covi eversivi», facendo notare come la sola «titubanza nell’associarsi al plauso generale per le opere di facciata è considerata un reato di lesa maestà e l’esistenza di identità culturali non allineate nella società civile vissuta come una minaccia»: elementi in contrasto con il valore dato al Terzo Settore dalla stessa Regione Lombardia a guida formigoniana, tra l'altro rappresentata (indirettamente, vista l'occasione politica) dall'assessore regionale Raffaele Cattaneo. Lontano dalla polemica rilanciata ad arte, Predazzi chiede però che si eviti di chiudere la porta in faccia al dialogo tra le voci diverse esistenti nella comunità. 

Roberto Morandi
Lunedi 11 Aprile 2011