Milano - Elezioni 2011 - La campagna elettorale di Elisabetta Fatuzzo
Partito dei pensionati: come parlare il linguaggio dei propri elettori

pensionatiVolantinaggio ai mercati, manifesti elettorali e molto contatto diretto. Insomma, campagna elettorale vecchia maniera. Elisabetta Fatuzzo, candidata alla poltrona di Palazzo Marino per il Partito Pensionati, raggiunge i suoi elettori «parlando il loro linguaggio». Tanti volontari vengono a ritirare i volantini e di buona lena scandagliano quartiere dopo quartiere con il buon vecchio porta a porta: «In questo modo abbiamo molti contatti umani immediati, e poi ci sono le ospitate in radio e nelle televisioni locali», spiega l’avvocato Fatuzzo.
Internet e campagne virali, social network e new media, non la fanno certo da padroni. «Certo abbiamo un sito (www.partitopensionati.it), ma molti nostri elettori non hanno la possibilità di accedere alla rete, così li raggiungiamo con il metodo tradizionale». Il budget per le spese elettorali, poi, non ha molti zeri: «Abbiamo previsto un massimo di 2mila euro, anche perché non crediamo alle grosse campagne milionarie, siamo convinti che gli elettori ti trovano anche se non li “martelli” in campagna».
Il volto sui manifesti elettorali - «abusivi permettendo» -, è ovviamente quello della candidata del partito, Elisabetta Fatuzzo, classe 1968. Ma cosa ci fa una giovane a rappresentare i pensionati? «Non c’è mai stata alcuna diffidenza, anzi, che un giovane si interessi dei problemi degli anziani è un fatto molto apprezzato», chiarisce, «e poi è un modo per far capire che sistemare i conti della previdenza non riguarda solo i pensionati di adesso, ma anche quelli di domani».
Nello slogan del partito, infatti, si legge: “Giovani e anziani insieme per un futuro di pensioni giuste”. «Non parliamo solo ai pensionati di oggi, ma anche a chi sarà pensionato nel futuro. Quindi ci rivogliamo anche ai giovani, per i quali la prospettiva di una pensione minima garantita è svanita con tutte le ultime riforme previdenziali. Un problema, se si pensa al lavoro precario e alla bassa contribuzione dei giovani», continua Elisabetta Fatuzzo. «Infine ci rivolgiamo anche alle donne, che sono coloro che si sobbarcano l’assistenza alle persone non autosufficienti e che spesso si trovano da sole, senza aiuti. Per questo chiediamo contributi economici per sgravare le famiglie o servizi e strutture messi a disposizione dal Comune».
Fpsmedia per Lombardianews

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Venerdi 29 Aprile 2011