Varese - Il capolista di IDV al comune di Varese, Alessandro Milani, interviene sull'argomento politiche del lavoro
Solo il lavoro offre un futuro ai giovani

Siamo di fronte ad un chiaro fallimento delle politiche per l’occupazione in quanto è impensabile che il 29% dei giovani sia disoccupato.
Emergono dati allarmanti che devono preoccupare tutti ed in particolare chi fa politica. In Provincia di Varese un giovane su dieci, under 35, è inoperoso e una donna su due è disoccupata; un giovane su tre spera in un impiego a tempo indeterminato mentre, in realtà, lo trova uno su quattro; accade l’esatto contrario per i contratti a tempo determinato ed il lavoro in proprio è una chimera per nove giovani su dieci. Il dato più sconfortante è che un giovane su dieci vorrebbe almeno un contratto di apprendistato ed invece lo ottengono in tre su cento.
Solo cinque giovani su cento trovano lavoro attraverso canali istituzionali mentre gli altri ricorrono al nepotismo più classico attraverso i più svariati appoggi con il risultato che la meritocrazia rimane lettera morta a danno della qualità del lavoro.
Anche chi arrivava ad avere una laurea non è avvantaggiato nella ricerca di un'occupazione in quanto solo il 20% è in grado di trovare un lavoro a tempo indeterminato mentre si ha una crescita di collaborazioni e tirocini come prima prospettiva per poter accedere al mondo del lavoro.
Nel mondo dei giovani ci sono dati che sono realmente allarmanti in quanto non è accettabile che il disimpegno diventi costume. L’80% di giovani non legge libri e quotidiani, mentre un 50% rifiuta impegni nel sociale e ama immergersi nel mondo virtuale di internet . Vedono il lavoro e l’impegno come uno strumento per soddisfare i loro desideri estemporanei ma rifuggono da qualsiasi progettualità a lungo termine. Quasi sicuramente la causa è la condizione precaria a cui li sta abituando la nostra società che li priva della volontà di riconoscere, vivere, migliorare la realtà che li circonda.
In un contesto dove il lavoro diventa sempre più discontinuo si deve ragionare sul fatto che la mezza giornata per i giovani apprendisti, in contesti di piccola media impresa, sia un’opportunità per riuscire a coinvolgerli nel mondo del lavoro e indirizzarli su sviluppi futuri aprendo a tutti un’opportunità di inserimento legato alle loro capacità. Una volta superata la prima fase di integrazione, di almeno un anno, si deve passare ad una valutazione, con il datore di lavoro, per un proseguo con un allungamento dell’orario sino ad arrivare ad una soluzione concreta e definitiva.
A Varese non c'è una predisposizione all’utilizzo dell'apprendistato in quanto si rileva una tendenza negativa anche nei confronti dei laureati e questo è un fattore sicuramente penalizzante per i giovani. Oggettivamente si può affermare che nel caso di apprendistato si apre una prospettiva che può mettere in campo un progetto di lavoro concreto mentre il contratto di collaborazioni occasionale o il contratto di somministrazione producono come conseguenza l’instabilità precludendo qualsiasi forma di progetto lavorativo serio e concreto.
Il dovere della politica è quello di sottrarre i giovani dall’ignavia degenerativa che è conseguente all’inerzia e il lavoro parziale di carattere formativo può essere un’utile soluzione; per questo motivo vanno avviate politiche che siano di stimolo all’uso di formule costruttive per valorizzare il senso della vita legato al lavoro che migliora la vita.

Alessandro Milani, capolista IDV Varese
Venerdi 13 Maggio 2011