Confesercenti chiama a raccolta i candidati alle prossime elezioni sulla questione della liberalizzazione degli orari e i candidati rispondono. In massa: a partecipare all'incontro organizzato dall'associazione sono stati infatti ben 18 tra aspiranti parlamentari e aspiranti consiglieri regionali, alcuni di loro già presenti nelle istituzioni e in cerca di una rielezione, altri al debutto nella competizione politica: Daniele Marantelli, Alessandro Vedani, Angelo Senaldi, Matteo Bianchi, Stefano Candiani tra i candidati alle politiche e Fabrizio Taricco, Raffaele Cattaneo, Alessandro Milani, Marco Colombo, Emanuele Monti, Luca Marsico, Francesca Brianza, Fabio Rizzi, Alessio Nicoletti, Alessandro Alfieri, Roberta Vitale, Fabio Fedi, Daniela Restelli tra i candidati alle regionali.
Un nutrito gruppo di politici pronti ad abbracciare, quasi all’unanimità, le istanze proposte dall’associazione di Commercianti: che prevedono innanzitutto la richiesta di un ritorno alla regolamentazione delle chiusure domenicali e alla sovranità regionale sugli orari di apertura dei negozi. Alcuni di loro per motivi legati a politiche che favoriscano la vita e la qualità della vita - Sottolineati in particolare da Raffaele Cattaneo e da Fabio Fedi - o perchè convinti che le migliori scelte possano essere fatte, su quest’argomento, a livello decentrato - come Angelo Senaldi o Daniela Restelli. O infine perchè coinvolti direttamente, per motivi professionali o tradizioni famigliari, situazione che ha creato testimonianze “in presa diretta”: dalle domeniche solitarie di Luca Marsico, figlio di commercianti di Ponte Tresa e perciò diretta vittima delle festività a negozi aperti, alle difficoltà del produttore di salumi Marco Colombo, che ha sottolineato come «Queste liberalizzazioni non colpiscono solo la qualità della vita di chi lavora nel commercio, ma anche di chi, con il commercio, lavora: come le aziende come la mia, costrette a riadeguare i tempi di consegna per le nuove esigenze». Oltre alle esperienze “cuore in mano” degli imprenditori Alessandro Milani, che ha una cartoleria in centro Varese, e Roberta Vitale, che ha un negozio a Ponte Tresa.
Alla fine del vivace dibattito, Confesercenti ha incassato - oltre che delle entusiaste promesse di condivisione della battaglia - anche 10 concretissime firme in più per la loro campagna “Libera la domenica” che propone, con il metodo della proposta di legge di iniziativa popolare, l’abrogazione dell’articolo del decreto legge “Salva Italia” sulla liberalizzazione totale degli orari. Una adesione forte, ma con alcuni distinguo: che vanno dall’opposizione di Alessio Nicoletti, candidato in Regione per “Fare per fermare il declino” «riguardo l’impostazione che sta dietro la domanda di regolamentazione della domenica, con cui peraltro sono d’accordo: quella per cui la liberalizzazione degli orari è la causa delle chiusure dei negozi. Questo non è vero, a chiuderli sono le troppe tasse». O come quella del deputato Daniele Marantelli, in corsa pressocchè sicura per il secondo mandato: «Il problema del commercio non è l’orario di apertura dei negozi, ma la depressione dei consumi: il problema è di chi tre anni fa diceva che i ristoranti erano pieni, che Tremonti era un fenomeno che ci avrebbe portato prestissimo fuori dalla crisi. E invece il peggio doveva ancora venire, e ci ha colti impreparati».
E con qualche precisazione: come quella di Alessandro Vedani, che ha stigmatizzato «L’ipocrisia di chi ha votato con entusiasmo questa legge, la stragrande maggioranza dei partiti, tranne Lega e Idv, e ora dice che è sbagliata». Cui ha risposto “per direttissima” Alessandro Alfieri, capolista Pd in regione Lombardia nel collegio di Varese, che ha ricordato come quell’articolo fosse stato inserito all’interno del megadecreto “Salva Italia”, che conteneva le prime dolorose ma obbligate ricette per andare fuori dalle secche della crisi. E che un’ampia maggioranza di consiglieri in regione Lombardia aveva già votato un provvedimento che voleva portare in Cassazione quella questione, per riportarla alla situazione precedente.