Varese - Serata di confessioni al Santuccio, il politico ha spiegato faccia a faccia con i sostenitori la vicenda della tormentata candidatura
Cattaneo sceglie la realpolitik: "Maroni il meno peggio"
E' stato un esercizio di realismo politico, quello che ha portato Raffaele Cattaneo a ritornare nei ranghi del Pdl, dopo avere sostenuto per quasi un mese la candidatura di Gabriele Albertini alla regione Lombardia. L'ex assessore ha radunato venerdì sera al teatro Santuccio i suoi amici e collaboratori, i tanti sostenitori che lo hanno votato e fatto votare in questi anni, e ha spiegato perché ha deciso di candidarsi ancora con il Pdl e per Maroni presidente. Ha scritto anche una lettera pubblicata nel suo sito. C'erano almeno 300 persone, in buona parte aderenti a Comunione e liberazione, provenienti da tutta la provincia. Un po' ingessato al'inizio, più sciolto alla fine quando l'ambiente ha cominciato a scaldarsi. Alle 22 e 30 la domanda più chiara, di una ragazza dal pubblico: “Come faremo a sostenere ancora Berlusconi se tra di noi ormai 'ne diciamo di ogni' sul suo conto?”. La domande delle cento pistole, in cui Cattaneo ha sfoderato tutta la realpolitik che aveva in tasca: “In democrazia bisogna scendere a dei compromessi, - ha spiegato – la testimonianza da sola non basta, Magdi Allam è il più coerente dei politici nella difesa dei valori cristiani, ma il suo movimento è uno zero virgola. La politica e la democrazia sono invece un continuo confronti e compromesso. In regione l'unico modo per difendere i nostri valori non negoziabili e quello che abbiamo fatto in 18 anni, oggi, era accettare la candidatura di Maroni”.
Per riuscire nel compito Cattaneo ha appunto spiegato come stanno oggi le cose in fatto di numeri e rapporti di forza. Albertini ha accettato di correre con Monti al senato e dunque non è più il candidato che del futuro Pdl che sognava Cattaneo (l'aveva anche portato personalmente a Varese), la coalizione di Ambrosoli è la più lontana dalle idee di Cl, poiché vi sono partiti che vogliono cancellare quanto fatto da Formigoni. E dunque bisogna votare il meno peggio? “Mi verrebbe da rispondere brutalmente di sì – dice di getto il politico – ma in effetti in questo momento il nostro é un esercizio di realismo che però ci permetterà di continuare a difendere i nostri valori”. L'ex assessore ha detto che i formigoniani hanno perso una battaglia interna al partito, quella per svoltare in direzione del Ppe e superare il berlusconismo.
Ha ammesso lo sbandamento di rotta, ma ha rivendicato la volontà di tornare al “porto di attracco” di sempre, ovvero i valori cristiani a cui fanno rifermento i ciellini. La sua platea è composta di persone educate a un cattolicesimo severo ed esigente, e a scelte spesso comunitarie e collettive. Cattaneo parla alla pancia di questa gente, quando dice cita Papa Ratzinger e Papa Woityla, in due passaggi scelti apposta per esaltare il realismo delle scelte concrete. “La politica è avere la maggioranza non per comandare ma per poter fare poi delle cose concrete – ammonisce – e tra queste ci sono i tre valori non negoziabili a cui tutti noi siamo stati educati, e cioè la difesa della vita, la tutela della famiglia e la libertà di educazione nella scuola, quelli che Formigoni in questi anni ha tradotto in riforme concrete”.
Il pubblico ascolta in silenzio. Poi le domande, che arrivano prima molto felpate e assolutorie, poi invece più dirette, schiette: “Ma come facciamo a raccontare alla gente che devono votare ancora il Pdl? La Lega ci odia, come faremo con loro?”. Un signore dal pubblico confessa che lui voterà invece per Mario Mauro ma in regione farà compagna per Cattaneo. Altri mostrano preoccupazione per la divisione di Comunione e liberazione. C'è un antiberlusconismo latente e trattenuto e questo è ormai dato di fatto che peserà di certo anche in futuro.