17 febbraio 1848: Festa della libertà
20 Febbraio 2019
Egregio direttore,
il 17 febbraio di ogni anno, le chiese evangeliche valdesi ricordano quel lontano 1848, quando Re Carlo Alberto di Savoia, con le Lettere patenti, concesse i diritti civili e politici ai sudditi valdesi. Ogni anno, in quella data, le comunità valdesi si ritrovano per momenti di culto e di celebrazione, tra i quali l’accensione dei falò della libertà. La chiesa Evangelica Valdese Metodista di Luino ha organizzato ieri pomeriggio un incontro di festa e di preghiera.
Quando si partecipa a questi eventi è sempre molto bello. Si respira una chiesa piccola ma viva, l’aspirazione alla libertà non ancora conclusa dopo secoli di sofferenza, di emarginazione e di morte, costata la vita a migliaia di fedeli, per la loro volontà di testimoniar la fede, oltre la religione cattolica romana. In tutti i loro discorsi emerge una Chiesa laica, una chiesa antifascista, mazziniana per vocazione, discriminata per secoli dal potere della Chiesa Cattolica e dal Vaticano. Le chiese evangeliche sono piccole comunità, dove tutti si conoscono, c’è un calore umano tra di loro che noi non conosciamo. Sono una grande famiglia dove a celebrare il culto ci sono normali padri di famiglie insieme a tante donne pastore; dove non hanno alcuna cittadinanza posizioni razziste e xenofobe tollerate ancor oggi dalla chiesa cattolica per il quieto vivere, al punto tale che il seminatore d’odio di turno si vanta di avere la maggioranza dei cattolici dalla sua parte. Colui che tenta di dividere i poveri in confini anacronistici.
Sono chiese dove la Bibbia e la Parola di Dio sono centrali nella loro storia, conquistata 500 anni or sono da Martin Lutero. Noi cattolici scontiamo errori storici secolari, di aver messo all’indice non solo i libri che una volta erano bollati come eretici, ma abbiamo messo all’indice la stessa Bibbia, al punto tale che quando nel 1848 papa Pio IX tornò dall’esilio da Gaeta, fece bruciare tutte le Bibbie fatte stampare da Giuseppe Mazzini perché in italiano. Per duemila anni abbiamo evangelizzato attraverso il connubio con il potere e il denaro, e quando serviva con la violenza e le crociate. Tutte storie che la stragrande maggioranza dei cattolici non conosce, così come non conoscono il Vangelo, purtroppo. Infatti è solo dal Concilio Vaticano II che anche i cattolici hanno ottenuto le libertà di possedere nelle proprie case, una Bibbia nella lingua corrente. Ma siamo ancora una chiesa che si illude tutt’ora di avere il patrimonio della verità, quando invece tutte le religioni di tutto il mondo sono potatrici di una piccolo pezzo di verità.
Così ieri sera partecipando al loro culto, al termine della celebrazione dove tutti possono prendere la parola, mi sono trovato impreparato e non sapendo altro cosa dire ho citato la parole di papa Francesco sul tema della immigrazione: “Ho sempre detto che fare muri non è una soluzione. Ne abbiamo visti tanti nel secolo scorso, la caduta d’uno importante,quello di Berlino: Non risolve niente. Dobbiamo fare ponti, ma i ponti si fanno intelligentemente Si fanno con il dialogo, con l’integrazione. Chiudere le frontiere non risolve niente, perché quella chiusura alla lunga fa male al proprio popolo.” Perché accogliere i migranti è un dovere umanitario.
Seduto vicino a me c’era Gabriele, un ragazzino di 12 anni. Al termine della celebrazione si avvicina e mi dice: “Emilio, la prossima volta non citare il papa; la preghiera, dilla con le tue parole” Sono rimasto di stucco. Mi sono sentito un po’ come quei poveri dottori della legge che ascoltavano Gesù nel tempio, quando Gesù si era allontanato dalla sua famiglia alla età di 12 anni. E così questo Gabriele mi dice: “Cerca di avere coraggio, prenditi le tue responsabilità, dì quello che pensi, non avere paura di esprimere il tuo pensiero”. Mi sono sentito piccolo. Ho ricevuto una così grande lezione di teologia da un piccolo bambino. Cosa posso dire: Grazie Gabriele.
Emilio Vanoni – Induno Olona
PS: L’altra sera sono stato a Luino a vedere il film “Choose Love” alla presenza dell’autore. Film molto bello con al centro il tema del Perdono. Il messaggio è semplice ma potente: chi è capace di perdonare vive felice e sereno, si ammala di meno e campa più a lungo. Da vedere e far vedere, soprattutto ai seminatori di odio che quando parlano esprimono rabbia e rancore. Non sanno che vivere con amore si vive meglio, con tutti, anche con i migranti. Perché chi salva una vita, salva il mondo intero.
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