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25 Aprile 2020 Gallarate, la Memoria non si quarantena

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26 Aprile 2020

Ogni anno, da oltre cinquanta, prima con mio padre e i partigiani della sua Brigata la 127 Garibaldi, poi con i miei figli e i compagni comunisti gallaratesi mi reco il 25 Aprile, prima della manifestazione ufficiale, al cippo di Angelo Pegoraro (Partigiano Falco), per depositare un mazzo di garofani rossi con la scritta “i tuoi compagni”, quest’anno non è stato possibile per via delle restrizioni da corona.
Tenendo fede all’impegno con mio padre vorrei omaggiare il compagno Falco per non dimenticare con questo scritto a un anno dal suo assassinio (1946 16 gennaio)

VIVA IL 25 APRILE
VIVA I PARTIGIANI
VIVA LA RESISTENZA

“Angelo Pegoraro”*
Or è un anno che Angelo Pegoraro (Falco) veniva assassinato dalla sbirraglia fascista sulla soglia di casa sotto gli occhi esterefatti e terrorizzati della madre. Fu un episodio che già in quei tristi giorni della Resistenza gallaratese ci colpì profondamente. Giovane, generoso, univa la sua dirittura morale a una fede profonda nella causa per la quale affrontava pericoli e lotte con la calma dei forti e il coraggio dei puri.
Nel luglio 1944 è nella boscaglia di Besnate con il distaccamento “volante” della della 127a Brigata Garibaldi S.A.P. comandata da Walter (Nino Locarno) poi si sposta verso Villadosia e continua con gli altri la vita della macchia, fatta di audaci colpi di mano, di disarmi, e di tante privazioni. Il 18 ottobre un duro rastrellamento disperde quel valoroso gruppo e Angelo Pegoraro rimane solo con Peppino (Vinicio) e dopo essersi privati di ogni cosa ceduta agli altri compagni perché possano sostentarsi, raccolgono e nascondono tutte le armi, poi vagano per giorni nella campagna, macerati dalla fame e dalla pioggia continua. Nel novembre riesce a raggiungere reparti partigiani della 124a Brigata “Pizio Creta”Battaglione Ransini. E il suo valore rifulgerà il 14 dicembre nella memorabile battaglia di Suno, quando alcuni reparti della Volante Loss della “VI Nello” della Servadei e il Plotone dell’Ocella comandata da Sergio, in tutto 250 uomini, vennero accerchiati da 6000 nazifascisti. Angelo Pegoraro magnifico d’ardimento e di sereno coraggio sale col compagno Spinelli sul campanile del paesino e di là, piazzata una mitragliatrice, col tiro preciso e instancabile tiene per ore sotto il suo fuoco, bloccandola, la colonna nemica e dando modo a tutti i compagni di predisporre l’efficace difesa. In quella dura giornata come in tante altre azioni, il suo valore rifulse nella sua luce più bella. Poi le vicende della lotta lo riportarono nell’alto varesotto per poco tempo a casa a riabbracciare la madre adorata.
L’arma fratricida di una belva fascista potè spegnere la sua giovane vita, ma nel cuore dei suoi compagni di lotta resta sublime fiaccola di fede il suo ricordo, nel cuore della madre che ancora lo piange la confortante certezza di un figlio offerto, non invano alla libertà della Patria.

Cascinetta di Gallarate 16 gennaio 1946

Osvaldo Bossi PCI sezione di Gallarate

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